Sulla strada un odore di vernice fresca.
Operai in tuta arancione si contendono l'asfalto con le automobili sfreccianti del mattino.
Cammino silenziosa a ridosso degli alberi del viale osservando come il marrone rossastro delle foglie sappia dipingere i rami e i mattoncini chiari sotto i miei piedi.
E' una giornata particolarmente mite, primaverile. Eppure la notte è stata fredda e ieri sera la nebbia ricopriva il mondo intero come una coltre.
Osservo le mie unghie color ciliegia risplendere al sole e sorrido per questo vezzo tutto femminile che non fa male a nessuno e rende felice me, la mia bambina interiore, quel gioiellino grezzo che mi vive dentro.
Incontro persone che conosco ma stavolta non ci fermiamo a parlare. Simone è in terrazzo che guarda la sua spiaggia, parla con un uomo che mi volge le spalle. Ci salutiamo da lontano mentre atterro sulla sabbia con entrambi i piedi, felice di scappare dal mondo, dalla civiltà. Felice di essere con questo mare calmo e vuoto, con le navi all'orizzonte, con i piccioni che si contendono lo spazio coi gabbiani.
Non c'è nessuno che cammina sul bagnasciuga oltre me. Un uomo e una donna siedono in balcone. Il palazzo è di quelli brutti, rovinati, mangiati vivi dalla salsedine.
Poco più in là alberi di fiori bianchi costeggiano la villa color pervinca che mi piace sempre guardare, la circondano tutta come un muro di cinta.
E' così bella che non riesco a staccare gli occhi. Non so se ci viva qualcuno, chi la custodisca durante l'anno. Solo una volta in molti mesi ho visto una donna prendere il sole su un lettino e mi sono immaginata lì anche io, in quello stesso spazio. Mi sono immaginata svegliarmi sorridente, fare colazione lì in riva al mare senza neanche preoccuparmi di vestirmi.
Mi sembra che quella casa sia la mia casa anche se non c'ho vissuto mai.