Sono in vacanza.
Sta per finire, in realtà.
Sono rimasta nel centro della penisola, spostandomi di regione in regione.
Ora sono di nuovo sulla costa, ma quella opposta rispetto alla mia.
L'alba qui nasce sul mare, come da me il tramonto. Ed io mi alzo presto, mi scaravento giù dal letto e nell'arco di venti minuti scarsi sono lì ad osservarla.
Ha colori tenui, qui. Delicati. La osservo nascere senza alcuna violenza, senza il pianto tipico dei neonati al primo vagito. E' pallida, si fa guardare con tenerezza.
Mi sto riposando, nonostante i soliti chilometri percorsi a piedi, che non mi faccio mancare mai, in nessun luogo e in nessuna stagione.
Ma la vera costante di queste vacanze è stato il caldo. Umido, appiccicoso, a tratti insopportabile.
L'ho vissuto proprio male quest'anno. Per certi versi mi è sembrato più asfissiante, per altri credo che crescere d'età significhi anche ridurre la tolleranza per tutto quel che ci sarebbe da tollerare.
Mal sopporto anche la mia stessa immagine. Mi guardo allo specchio ed in questo periodo mi piaccio meno di quanto vorrei. Mi vedo più matura di quanto mi senta.
Penso che dovrei esserlo anche spiritualmente, concettualmente.
E invece no, per certi versi mi sembra di non crescere affatto. Di essere ferma impantanata nei miei limiti, come se fossero sabbie mobili nelle quali avanzare con tanta fatica per non poi non riuscire a spostarsi di un millimetro. Sono lì, immersa in quei confini putridi, e da essi non mi muovo.