giovedì 28 settembre 2023

Il Soffio

 

La luna è straordinariamente grande e vicina questa sera. Così calma e materna, si scontra con il trambusto degli elicotteri in missione notturna. 

Ieri a lavoro ho commesso una distrazione che mi è costata cara.
Oggi mi è accaduto di nuovo, seppur con un danno inferiore.
E se mi fermassi qui nella scrittura lascerei facilmente intuire che il mio lavoro lo svolgo male, che chissà a che penso, che ho altri grilli per la testa, che meriterei un richiamo di qualche genere.
Ma la verità è che il mio lavoro è uno dei capisaldi della mia vita, che lo svolgo con una passione autentica e feroce, che entro col sorriso, che mi stanco tanto perché faccio più di quel che mi compete - ricoprendo spesso anche le funzioni di una persona assai più negligente di me - e che ho un forte senso di responsabilità che mi investe fin da bambina.
E allora forse la causa di questi errori, di questa concentrazione che per qualche istante vacilla come una candela lambita da un soffio, va ricercata altrove. 
In una forma di stress che, volente o nolente, ancora non m'abbandona. Mi si è attaccata addosso, spietata, e stenta a lasciarmi andare.
Che poi in questi anni di somatizzazioni ad esso dovute ne ho contante diverse e ciascuna mi ha lasciato strascichi a volte anche molto dolorosi.

Sono rientrata a lavoro dalle ferie da meno di un mese. 
Non posso dirmi stanca o stressata come quando le avevo iniziate perché in quel frangente, fortunatamente, sono riuscita a strizzare un po' la spugna e cacciar via l'acqua sporca.
Ma mentirei se dicessi di esser tornata come nuova, perché giorno dopo giorno non faccio altro che rincorrere una bandierina che mi viene posta dinanzi agli occhi. Anche e soprattutto quando chi ce la mette sono io.
E allora tutti quei buoni propositi di prender le cose più alla leggera vanno a farsi benedire, soppiantati dalla necessità di non lasciare indietro niente, di far sempre tutto, anche quando il tutto sfianca.

Ho promesso a me stessa di aumentare il livello di vigilanza, con la speranza che questa promessa serva a farmi tornare su quella carreggiata di efficienza dalla quale non desidero allontanarmi mai. 

martedì 26 settembre 2023

Piastrelle Bianche

 


Le piastrelle del pronto soccorso erano di un bianco lucido e innaturale. Rettangolari e ampie.
Le ho osservate così a lungo che avrei potuto anche mettermi a contarle.
Il tempo sembrava dilatarsi infido e sebbene mi dicessero di star seduta, non riuscivo a farlo se non per pochi istanti. Poi mi alzavo di nuovo, fissavo le sedie, il pavimento, quella porta che si apriva solo in entrata. E tu che non uscivi mai.
Mi parlavano ma rispondevo a monosillabi, non è che avessi molto da dire.
Avrei solo voluto che la domenica mattina andasse in modo diverso, come l'avevamo progettata.
Mia madre mi scriveva spesso, era in ansia per te. A lei rispondevo perché almeno non dovevo aprire la bocca e udire il suono della mia voce. Temevo che avessi freddo, così come eri entrato.
Io ne avevo, ma quantomeno ero più coperta di te. Uscivo un po' al sole ma c'era vento. Allora rientravo e ritrovavo quelle brutte piastrelle bianche lucide e lunghe.
Fissavo il monitor dei codici, mi sono accorta subito che ti stavano dimettendo quando le tue iniziali sono improvvisamente scomparse.
Vederti sorridere è stato un sollievo, forse in quel momento ho ripreso persino a respirare.
Ma a parlare no, ho impiegato una mezza giornata in più. Per ore mi sono sentita sbattuta come se su quella barella fredda ci fossi rimasta io.

lunedì 25 settembre 2023

Nuove Cose, Nuove Case

 


Un blog che muore, un blog che nasce.
Il tutto nel giro di poco meno di ventiquattro ore.
Non è stata una scelta facile, ma è stata una scelta doverosa.
Una persona mi spiava, da anni, indisturbata, senza che io ne sapessi niente.
Una persona negativa, inquietante, viscida, desiderosa di circuirmi e di attingere informazioni sul mio conto. Quando l'ho saputo ho avuto un conato di vomito, poi un brivido freddo mi ha attraversato la schiena per intero.
Ho sbarrato quella casa che con amore avevo tirato su in tanti anni di scrittura. Ho dovuto chiudere il portone a tutto quello che c'era dietro.
Non avrei voluto farlo, ma non ho avuto tempo di sentirmi ferita.
Ho aperto una casa nuova, completamente scarna. Muri bianchi da verniciare. Mobili da sistemare.
Ci vorrà tempo, ma non voglio guardarmi indietro.
Ci sono cose più importanti di un attaccamento fragile a delle pareti di cartapesta. Resto me stessa anche qui, sebbene ora sia circondata da un vuoto opprimente.
E allora benvenute parole di vetro. Parole fragili che possono essere spezzate da un momento all'altro, cadere in terra e finire frantumate come un bicchiere.