venerdì 27 settembre 2024

Truffe

 


Mia madre è stata vittima di un tentativo di truffa telefonica, ieri, a cui peraltro stava per abboccare in pieno. Non so come sia riuscita ad uscirne, ad un certo punto.
E papà dietro a lei, altrettanto manipolabile.
Quando stamattina me lo ha raccontato, mi si sono attorcigliate le viscere.
Che erano già piuttosto sensibili, a causa di un pessimo caffè bevuto su una spiaggia vuota, forse nell'unico chiosco stagionale ancora miracolosamente aperto.
Tirava un vento aguzzo ma caldo, il mare era di un bel verde azzurro che si stagliava contro un cielo di nuvole in chiaroscuro.
Ho bevuto, capito che mi avrebbe fatto male. L'ho finito solo per educazione verso la signora che me l'aveva preparato e che conosco da anni. Solo dopo ho pensato che avrei dovuto farglielo notare, del resto lei la cortesia di non servirmi un pessimo prodotto non l'aveva avuta. 
Sono corsa in bagno.
Passate alcune ore, mi sento ancora tremendamente turbata.
Dal dolore alla pancia.
Dalla preoccupazione per i miei genitori anziani, facilmente esposti alle intemperie di questo mondo truce.

Della mia veloce passeggiata sulla spiaggia solitaria non ricordo quasi nulla.
So di aver deviato, ad un certo punto, di aver ripreso il cammino sull'asfalto.
Ho incontrato persone, ascoltato i clacson suonare, la musica alle orecchie che non è cessata mai.
Ma non ricordo alcunché. Come in trance. Come una presenza-assenza.

Ed ora son qui che aspetto di iniziare il turno fino a questa sera. 
Scombussolata come uno straccio appena strizzato.
Settembre sta per chiudere i battenti e non c'ho capito niente. Volato via come un foglio di giornale in mezzo al vento. Tra le crisi allergiche, i pensieri, le preoccupazioni lavorative e ora quelle per i miei genitori. Una continua altalena con la testa in aria.

lunedì 23 settembre 2024

Contano Le Emozioni

 


Un viaggio che doveva durare poco più di un'ora, ieri mattina ne è durato tre. Un incidente mortale qualche ora prima. Il traffico in tilt. Una strada bloccata. Alternative lente dopo tanto, troppo tempo fermi. Mi sono resa conto, in quel momento, che ci sono persone che vivono in questo clima infernale ogni santo giorno. L'autostrada, il raccordo, i veicoli lenti e quelli veloci, i semafori, l'assenza di parcheggi, la frustrazione.
E mi son detta che son persone meno felici di me, ma forse anche dannatamente più pazienti.
Io so che non riuscirei a vivere così senza perire, senza perdermi, senza fare danni, senza sentirmi male in mezzo a quel caos. 

Pur essendone uscita da tempo, sono ancora quella ragazzina di campagna che ascolta il silenzio, che se lo va a cercare, che osserva le chiocciole ai bordi delle strade o i gabbiani in volo.
Non so immaginare un mondo in cui debba distaccarmi dalla semplicità dello star da sola. Non so immaginare un mondo nel quale il traffico cittadino sia comune denominatore delle mie giornate.

E così ieri sera, sotto un cielo tempestoso ma splendido, ho raggiunto un mare semideserto e vagamente inquieto. Poca gente, il rumore delle onde, le nuvole basse, il sole che andava via via a coprirsi definitivamente, la sabbia dura come piace a me. 
C'erano Mario e suo figlio. Li ho raggiunti. Mario era quasi commosso di vedermi. Abbiamo parlato un pò, mi guardava con occhi infatuati. La stagione balneare è finita, si occupano del ristorante adesso, ma la loro splendida spiaggia continuano a tenerla pulitissima come se dovessero ospitare i bagnanti di lì a poco. C'è una dedizione pura e semplice in quello che fanno. Una passione autentica che trapela dai loro occhi. Gli voglio bene e li conosco solo da fine giugno. Vedo che anche loro me ne vogliono e allora che importa del tempo, dei mesi. Contano i legami, contano le emozioni.

mercoledì 18 settembre 2024

Sulla Bocca



Il tempo cambia repentinamente. Poco fa un sole caldo inondava le strade ed il terrazzo, ora tuona e fra poco pioverà. Ciononostante il clima è davvero l'ultimo dei miei pensieri. 

Ce ne sono alcuni che mi si attaccano addosso con tenacia e guai a tentare di scacciarli via. Loro lì, malefici come zecche, a succhiar sangue ed energie.
Mi rendo anche conto, ormai, che sono sempre i pensieri lavorativi quelli che occupano buona parte della mia mente. E sono sempre loro a provocarmi somatizzazioni che il mio corpo assorbe con dispiacere.
Faccio di tutto per esser sempre sorridente, energica, ottimista. Ma anche questo richiede uno sforzo non banale. 

Però io resto quella che guarda in su, al cielo.
E si emoziona per gli aerei bassi. Li ammira, li fotografa, sente il cuore rotolare nel petto.
Con la bocca che si apre in un sorriso spontaneo, allegro, dolcissimo.

E resto quella che davanti al mare si fa travolgere da sensazioni di incredibile portata.
E quella che raccoglie papaveri, more, foglie secche, pigne o margherite.
E quella che al supermercato aiuta i vecchietti o per la strada si ferma a parlare anche con chi non conosce.

E resto quella che ha tali meraviglie, dentro di sé, da poter far fiorire prati interi.
E allora nonostante tutte le difficoltà che mese dopo mese mi si presentano innanzi e che so di non meritare, devo sempre fare in modo di ricordarmi che questo sorriso qui mi deve restare sulla bocca.
E guai a lasciarlo andare via.

lunedì 9 settembre 2024

Cambi di Scenario




Una pioggerellina leggera.
La prima dopo molti mesi.
E allora ha un gusto diverso, un odore nuovo, un sapore quasi toccante. 
La osservo scendere delicata, coprire ogni cosa, dopo una nottata violenta di temporali.
Il caldo è ancora onnipresente ma c'è un'aria diversa, di qualcosa che cambia, che muta forma.
Ogni anno mi riscopro a meravigliarmi di come il mondo possa trasformarsi da un giorno all'altro e poi invece mi accorgo che i cambiamenti erano già di fronte ai miei occhi.
Le prime foglie marroni o rossastre erano già attaccate alle piante o morte sui bordi delle strade. C'erano già, eppure diventano visibili solo quando anche gli altri agenti concorrono alla mutazione. 

Sabato sera dopo il lavoro sono stata molto male.
Una reazione allergica mi ha quasi completamente atterrato ed atterrito. 
Solo chi soffre di un'allergia alimentare sa quanto sia difficile prevedere ogni cosa. Stai attenta per anni, minuziosamente, poi basta una leggera contaminazione di altri per scatenare una risposta immunitaria rabbiosa e truculenta.
Me la sono cavata anche stavolta, dopotutto. E alla fine è tutto ciò che conta.

Venerdì mattina ho incontrato mia suocera nel bar in cui passo al mattino durante la mia seduta di corsa o camminata.
Faceva colazione lì, da sola.
Mi sono avvicinata, seduta accanto a lei, preso un caffè.
Non la vedevo da tempo, eppure viviamo a un paio di chilometri di distanza, non di più.
E' colpa mia: non so fare la figlia, non mi so lasciar avvicinare davvero. Vivo sempre con questo bisogno di libertà, di distanza. Di vicinanze leggere, che non mi facciano sentire oppressa.
In questo è stata molto brava: credo che non le piaccia, ma lo ha accettato. In questi anni non si è mai imposta. Ed è stata una colazione veloce ma piacevole.

mercoledì 4 settembre 2024

La Cura



Camminavo da più di un'ora sulla spiaggia.
Ed era una camminare difficoltoso. 
Una sabbia arida sulla quale procedevo a fatica. Il sole cocente. Un sudore copioso che sentivo colare lungo tutto il corpo.
Però ero al telefono con mia madre, le raccontavo un po' di tutto, in maniera confusionaria e libera come sempre.
E nel mentre le ho detto che la sera prima, dopo tanto pensare, avevo fatto un acquisto non esoso ma tuttavia importante per me. Che ci avevo riflettuto a lungo, che avevo vagliato, che una volta tanto avevo voluto essere organizzata e non istintiva, la solita che fa le cose di pancia e poi magari se ne pente successivamente.
E lei, che uno stipendio suo non ce l'ha mai avuto da che siamo nati mio fratello ed io, mi ha detto che quella cosa lì, alla quale già tenevo, voleva regalarmela lei.
Di accettarlo, di non impedirglielo come sempre.
"Domenica vieni qui e quei soldi te li do io. Per favore. Te lo sto dicendo adesso così non fai storie. Voglio che sia un mio regalo personale per te."
E io le storie le ho fatte, perché non volevo privarla di quel denaro.
Però poi ho accettato perché ho capito che quel prendersi cura, per lei, era di vitale importanza.
L'ho sentito nella voce, percepito nelle parole che stava scegliendo.
Una tenerezza profondissima mi è salita lungo il torace annidandosi tra i seni e quando ci siamo salutate ho pianto. 
Che tanto il viso era già pieno d'acqua e gli occhiali da sole impedivano la vista di quel che mi stava accadendo dentro agli sporadici passanti del mattino presto di settembre.
Un pianto dolce, soave. Il pianto di chi, nell'ennesima mattinata troppo umida della stagione si sia sentito improvvisamente così amato da restare annichilito.