martedì 4 novembre 2025

Un Centinaio di Fotografie

 

Avrei voglia di viaggiare un po'.
Di preparare una valigetta - proprio io che ci impiego una giornata intera perché mi stizzisco ogni 3x2, mi distraggo e non so mai cosa metterci dentro.
Quindi prendere armi e bagagli e, semplicemente, dirigermi altrove.
Un posto in cui vi sia tanta natura. 
Che non necessiti di un lungo viaggio. 
Dove possa facilmente accedere anche alla civiltà, perdermi tra le vie del centro, fermarmi a guardare le vetrine. 
Poi dormire su un letto comodo, fare una colazione lunghissima, bere due tè diversi, mescolare la frutta con lo yogurt, osservare gli altri avventori e i lampadari e il personale di sala. E i pavimenti lucidi. E una reception ordinata.
Quindi uscire di nuovo, vedere alberi altissimi, calpestare foglie scricchiolanti, coprirmi se ho freddo, sorridere agli sconosciuti, comprare un libro di poesie, scattare un centinaio di fotografie.

domenica 2 novembre 2025

Istanti



E' una doccia bollente, caldissima, di quelle che mi lasciano con la pelle arrossata.
E mi piace, mi piace terribilmente.
E' una doccia da pieno inverno, anche se non è pieno inverno, sembra a malapena autunno.
E sono qui sotto, con tutte queste gocce roventi, che assorbo questa sensazione di paradiso e non me ne voglio andare.
Ci resto per un tempo che non so quantificare. Che non mi importa misurare.
Ci resto come se al di là di questa porta non ci fosse nessuno ad aspettare il suo turno, come se domani non dovesse mai arrivare, come se questa domenica potesse in fondo durare all'infinito.
E quando esco lo faccio con aria rassegnata, dispiaciuta di non poter trattenere quel mondo ovattato per una notte intera, e poi per un altro giorno, e poi per chissà quando.

Ho avuto due giorni lontana dal lavoro. Me li son goduti fin dentro il midollo.
Domani riprenderò il solito tran tran ma questo tempo lieve, pieno, azzurro, speciale, m'ha curato pezzi che s'erano incastrati tra loro fino ad illividirsi.

lunedì 27 ottobre 2025

Vorticare




Sorseggio il mio caffè con perizia, con cura metodica.
Il sole invade il terrazzo in un tepore che mi inebria, che mi implora di chiederne ancora. 
Sui piedi nudi quel fascio di luce crea una sensazione di calore che è pura meraviglia.

Mi sono alzata presto anche oggi, ho fatto colazione. C'erano i biscotti che mamma prepara ogni volta che andiamo lì, un po' per me, un po' per il mio compagno.
Un tempo quei dolcetti semplici li guardavo senza quasi vederli, non riuscivo a metterli in bocca.
Poi mi sono diventati familiari, quasi innocui. E lei è felice di vedere quanto li apprezziamo.
E' amore che ci inietta direttamente in gola.

Poi sono uscita, ho raggiunto il mare. Non c'era nessuno, neanche la solita signora col cane. 
Ho avuto freddo, poi caldo, poi me ne sono andata via.
E arrivata a casa non me ne sono stata ferma un attimo, la solita trottola che trova insopportabile la stasi. 
Fra poco inizierò il turno, assaporo ancora un po' di questo silenzio, prima che le voci, gli schiamazzi, le richieste e i discorsi prendano il sopravvento. Per ore.

Qualcuno già parla del Natale.
Proprio a me che ieri, al calar della notte così presto, è venuto un conato di vomito nel pensare che i prossimi mesi saranno contraddistinti da questa penuria di luce.
Soffro questo cambio d'orario, lo soffro tutti gli anni. 
Calpesterei il mondo incazzata nera se solo questo servisse a qualcosa. 

Sabato sera pensavo di dover andare in ospedale. 
L'allergia alimentare mi stende al suolo almeno una volta l'anno. Basta una minima contaminazione per correre rischi ai quali non voglio neanche pensare.
Questa volta il mio compagno m'è rimasto vicino sul letto, lo sentivo respirare silenzioso lì accanto. Aspettava che il medicinale facesse effetto, sentiva i miei lamenti che avranno ucciso un po' anche lui. 
Come lava la sostanza incriminata mi attraversava il tubo digerente e tutt'intorno la stanza scompariva, restavano solo quel dolore, quella paura, quei brividi di freddo. La bocca che si gonfiava, gli arti che s'irrigidivano, le vertigini che non mi tenevano in piedi.

giovedì 23 ottobre 2025

Puntolini

 

Cieli neri che sembrano fatti di fuliggine e petrolio.
Io che mi sento sporca come se li avessi attraversati col corpo nudo.
Sento il marcio scivolarmi tra i capelli, ondeggiare insieme ai ricci, poi ricadere lungo la curva della schiena, dei fianchi, fino a finirmi dritto sui piedi.

Quando rincaso non mi sento sudata né bagnata, la pioggia che ho preso non ha lavato nulla, neppure i pensieri. 
Entro in doccia quando l'acqua è ancora fredda, mi lascio percorrere come da un fuoco nemico che a contatto con la pelle diventi ghiaccio.
Chiudo gli occhi, ho dimenticato di accendere la solita musica.
Che comunque non ascolterei. Il più delle volte è un sottofondo gentile o chiassoso che sembra non avere nulla a che fare con me. Una presenza nota, discreta, a volte persino urlante, che non sento neppure. Un vuoto fatto di melodie e parole innocue. Un vuoto meno vuoto del vero vuoto.

Mi vesto guardandomi appena, accarezzo questi piccoli tatuaggi come creature di cui prendermi cura.
Alcuni giorni mi perdo in un silenzio oscuro e diabolico, fatto di ombre, di nuvole basse, di piogge torrenziali. Gli altri mi appaiono lontanissimi, puntolini persi nel mondo un po' come me.
Puntolini con cui entrare in contatto a piccole dosi, collisioni inesistenti.

domenica 19 ottobre 2025

Un Cielo Rosso



Un cielo rosso, audace, dolcissimo.
Tenero come una guancia che arrossisce dopo un complimento o un nasino che si spella al sole.
La notte che via via andava scendendo, non senza prima lasciare che il giorno dipingesse ancora qualche piccola meraviglia.
Vagavo in mezzo alla via da sola, tranquilla. 
Sentivo ancora addosso il mio profumo, le sue note confortanti. 
Un adolescente col monopattino m'era passato fin troppo vicino, m'aveva guardato senza scusarsi.
E' un bambino nuovo, qualcuno che s'è trasferito da poco.
Nei giorni precedenti l'avevo visto girare con quello stesso monopattino anche davanti al negozio. Biondo, robusto, sempre un po' incazzato.

Ma in generale, qui, tutti i bambini sono sempre un po' incazzati.
E lo restano per quasi tutta l'adolescenza.
Poi improvvisamente dopo aver compiuto i vent'anni diventano educatissimi, veri e propri principini.
Non ho un cliente tra i venti e i venticinque anni che non si comporti con un rispetto adorabile. Sono gentili, generosi con il prossimo, sorridenti, aperti, con un sorriso vivace che cattura.
Mi sono sempre sorpresa di questo perché dalle mie parti era l'esatto contrario.
Bambini educatissimi che diventavano adolescenti menefreghisti e incazzati più tardi.  

E' stata una bella domenica.
Questa metà d'ottobre ci sta regalando giornate miti, cieli dentro i quali perdersi, nuvole che si rincorrono come cani nei prati.
Sono stata bene. Avrei voluto poterla prolungare ancora un po', chiedere al cielo di diventare rosso più tardi, riavvolgere un po' il nastro, rivivere ciò che avevo appena vissuto.

lunedì 6 ottobre 2025

Scintille



C'è una frustrazione palpabile, che si sente addosso come una mano posata su una spalla o un cappotto pesante quando ancora non fa abbastanza freddo per indossarlo.
E' la sensazione di voler scrivere quando non c'è un argomento, un filo conduttore, un'idea vera. 
Ce ne sono diverse e le vedo sprizzare dalla mia testa come le scintille di un fuoco artificiale. Ma sono troppo veloci, troppo belle e colorate per poterle tenere in mano, per volerle trattenere.
Allora le vedo andar via, rivestire il cielo per qualche secondo, poi scomparire con un alito di fumo. 

E' venuto ottobre, ho visto settembre andar via scontento, come chi volesse rimanere ancora un po'.
Non so quanto ottobre abbia intenzione di restare, son già passati sei giorni e mi son sembrate solamente sei ore. Dove finisca la vita io proprio non lo so, più tento di acciuffarla e più mi sfugge.
Forse per questo fotografo ogni cosa che mi colpisca, tento di tenermi addosso quello che vedo, che sento, che percepisco, che mi attraversa.
Ci provo con tutta me stessa, mai sazia.

lunedì 29 settembre 2025

Sfumature

 


E' stata una domenica di colori intensi, di belle emozioni.
Ma di tempi stretti, strettissimi. 
Solo tre ore insieme a loro. Dopo tre settimane.
Solo tre ore. 
A volte ti chiedi come poter addensare in così poco tempo tutto l'amore che vorresti dargli, le parole che vorresti dirgli, gli abbracci che non puoi mai dargli.
Ma non fai niente. O fai poco. Perché il tempo ti scivola tra le dita senza che tu riesca a percepirlo a fondo. E allora te ne vai, torni a casa tua. Le tue mura, i tuoi oggetti, il tuo cuscino, le tue sicurezze.
Il mare, un cielo che sembra dipinto, la sabbia più scura, poca gente intorno, voci lontanissime oltre il frastuono della musica che ti appoggi alle orecchie.
Ti senti disorientata dalle cose da fare, quelle da pensare, le scelte che dovresti fare, il tempo che scorre e che a volte ti sembra di sprecare.
Anche se lo riempi tutto, se lo impregni di cose come una spugna colma d'acqua. 

C'era qualcosa di malinconico in quel cielo di sfumature meravigliose.
Un giorno che andava via, che andava a finire nel passato solo pochi secondi dopo averlo vissuto. 
Ti sembrava di doverlo inghiottire in fretta, senza percepirne il sapore, solo per non vederlo scappare via e lasciarti così sola e inerme, di nuovo.