Percepisco febbraio, nella sua brevità, come un mese di transizione.
Un ponte verso marzo.
E dunque la primavera, i primi germogli fioriti, le nebbie del mattino, i giorni che si allungano, che si fanno meno cupi e depressi.
E anche se sono un animale di quelli che vivono il momento presente, non posso lasciarmi sfuggire la sensazione di una luce che s'affaccia in fondo all'inverno.
E allora un po' me li godo, questi giorni, mi ci arrotolo dentro come se fossero fatti di coperta.
Mi riesce persino difficile pensare che il 2025 abbia già collezionato un mese e mezzo. Come se un po' avessi sonnecchiato o fossi presa da chissà cosa.
C'è sempre un mormorio dentro questa testolina, sempre un gironzolare di pensieri che vagano in lungo e in largo e a volte mi rendono distratta dal mondo stesso.
Un'ecosistema interiore che vive da sé, che si alimenta in modo autonomo.
Ho guardato il Festival ieri sera.
E oggi il primo che mi dirà che loro no, non lo guardano, risponderò chissene frega.
Voglio dire, ce ne possiamo fare una ragione.
C'è questa abitudine tutta italiana di far sapere che per carità, il Festival mai. Inorriditi, persino. Ci tengono proprio, va detto. A me inorridisce chi si sente superiore, che poi sono i primi a sparlarne.
A me ha fatto compagnia.
Gerry semplice e genuino come sempre. Carlo un velocista che finalmente non si dilunga in stronzatine inutili che mi risultano sempre indigeste. La Clerici bella e sensuale nel suo primo abito da sirena.
Quindi se mi chiedessero cosa mi piace di febbraio elencherei anche questo.
Mi piace la gente del segno dell'Acquario e mi piace il Festival di Sanremo.
Detesto i saccenti ma quello vale anche per gli altri mesi dell'anno.