Una pioggerellina leggera.
La prima dopo molti mesi.
E allora ha un gusto diverso, un odore nuovo, un sapore quasi toccante.
La osservo scendere delicata, coprire ogni cosa, dopo una nottata violenta di temporali.
Il caldo è ancora onnipresente ma c'è un'aria diversa, di qualcosa che cambia, che muta forma.
Ogni anno mi riscopro a meravigliarmi di come il mondo possa trasformarsi da un giorno all'altro e poi invece mi accorgo che i cambiamenti erano già di fronte ai miei occhi.
Le prime foglie marroni o rossastre erano già attaccate alle piante o morte sui bordi delle strade. C'erano già, eppure diventano visibili solo quando anche gli altri agenti concorrono alla mutazione.
Sabato sera dopo il lavoro sono stata molto male.
Una reazione allergica mi ha quasi completamente atterrato ed atterrito.
Solo chi soffre di un'allergia alimentare sa quanto sia difficile prevedere ogni cosa. Stai attenta per anni, minuziosamente, poi basta una leggera contaminazione di altri per scatenare una risposta immunitaria rabbiosa e truculenta.
Me la sono cavata anche stavolta, dopotutto. E alla fine è tutto ciò che conta.
Venerdì mattina ho incontrato mia suocera nel bar in cui passo al mattino durante la mia seduta di corsa o camminata.
Faceva colazione lì, da sola.
Mi sono avvicinata, seduta accanto a lei, preso un caffè.
Non la vedevo da tempo, eppure viviamo a un paio di chilometri di distanza, non di più.
E' colpa mia: non so fare la figlia, non mi so lasciar avvicinare davvero. Vivo sempre con questo bisogno di libertà, di distanza. Di vicinanze leggere, che non mi facciano sentire oppressa.
In questo è stata molto brava: credo che non le piaccia, ma lo ha accettato. In questi anni non si è mai imposta. Ed è stata una colazione veloce ma piacevole.