C'è un problema evidente nella comunicazione tra esseri umani.
Ciò che viene scritto o detto non viene quasi mai compreso per ciò che realmente si voleva intendere.
Anche un messaggio che a noi sembra banale o scontato viene recepito in dieci modi diversi e il più delle volte non ce n'è uno che si avvicini alla realtà delle cose.
Questo un po' mi scoraggia.
Io sono un tipo che già parla così poco, mi passa la voglia di farlo completamente.
A cosa serve?
Che utilità può avere parlare o scrivere di qualcosa che poi non viene compreso?
Se il sentire altrui influenza in modo tanto profondo le mie parole, che vengono poi contaminate da esperienze che non mi appartengono, ha davvero senso che io provi a farmi capire?
Comunque stamattina leggevo, di sfuggita perché ero di gran corsa, la notizia dell'ennesimo assassinio ai danni di una donna. Peraltro giovanissima, stavolta. Parliamo di una bambina di tredici anni.
E l'assassino un ragazzetto di quindici.
Sono sempre più spaventata e schifata da questo mondo che genera mostri.
E stavolta la parola che voglio usare è proprio quella: mostro.
Non è gente che non capisce, che sta male, che ha problemi. E' gente marcia, che fa schifo, che nasce già putrida. E per me non esiste possibilità di redenzione, di recupero, figuriamoci di perdono.
Divido il tuo o il suo post in due
RispondiEliminaPrima parte tu scrivi o parli è vieni fraintesa o di altra interpretazione da quello che dice.
E' sostieni che parla poco già per tua natura ............ dunque sintetizzi.
Forse ma molto forse il tuo sentitizare è compreso.
SEconda parte l'uccisione di una bambina di 13anni uccisa da un bambino di 15 anni
E' un bambino di 15 che imita una grande, che è alla portata giornaliera ..........non fa più notizia.
Oramai rientra nella abitudini quotidiani,
A chi dare la colpa?
Parenti stretti?
Cattive compagnie con relativi discorsi?
Qualche giorno fa altro giovane ragazzo ha ucciso altra ragazza Motivazione ........voleva solo provare la sensazione che si provava nell'uccidere altra persona.
Non ci conosciamo dunque non esprimo un pensiero che potrebbe essere preso come consiglio.
Buon pomeriggio
Dare la colpa non serve, la frittata è già fatta. Gli esami di coscienza bisogna farseli prima che certe aberrazioni avvengano. E per me non è una giustificazione che sia minorenne e che imiti un adulto. Se voleva imitare un adulto poteva andare a lavorare anziché uccidere una ragazzina. Basta cercare scappatoie, incolpare lo stato, la famiglia, la società, i videogiochi, la tv, la scuola, i social. Chi fa questo deve pagare, punto. E deve farlo in modo che ad altri certe idee non vengano proprio.
EliminaBuona serata.
il fraintendimento è quasi inevitabile ogni volta che scriviamo, e quanto più è personale e imperniato su intime sensazioni ciò che scriviamo tanto più facilmente ci sarà chi travisa.
RispondiEliminaPerò non è sempre un danno, a volte le parole altrui apparentemente fuori rotta ci evidenziano nuovi aspetti di quanto avevamo detto di cui noi stessi non ci eravamo resi conto. Altre volte l'incomprensione, specie se è generalizzata, è davvero frustrante, ma anzichè abbattersi conviene tenersi stretti quei pochi che hanno letto giusto e condiviso (io il post a cui alludi non l'ho commentato, per cui sono fuori dai giochi)
massimolegnani
Non è che mi abbatto, Massimo, mi scoraggio. Mi passa la voglia.
EliminaE non alludo ad un singolo post, è così ogni volta in cui mi apro un po' di più. In cui anziché raccontare solo quanto siano belli il mare o le stelle - che ovvietà, del resto - io decida di raccontare qualcosa che mi riguardi davvero. Più si va a fondo, più si resta in superficie.
Un abbraccio e grazie.
Temo che non riusciamo più ad interpretare correttamente il valore del "silenzio".Ne invertiamo la destinazione.
RispondiEliminaTi abbraccio
L.
Penso non si debba stare necessariamente in silenzio, ci mancherebbe. Io apprezzo sempre chiunque decida di lasciare un segno del suo passaggio.
EliminaMolto interessante e profondo il commento di Pier(ef)fect :"tutto dipende dalla voglia dell'altro di ascoltarti, capire, ed eventualmente discutere per comprendersi meglio".
EliminaCi vuole l'umiltà anche nel dire :mi devi perdonare se sono tra quelle persone che non ha preso consapevolezza in quel momento di aver mal interpretato un tuo scritto e se ho anteposto la mia personale visione alla tua. È potuto succedere eccome e nel caso ancora succede ti prego fammelo notare,faccelo notare come qui sei riuscita a fare.
Altrimenti il rischio è anche di sminuire il tuo lecito sentire.
Il silenzio è auspicabile in certe situazioni e se l'ascolto davvero c'è il silenzio è risposta stessa.
Per "invertiamo la destinazione del silenzio",intendevo dire che non riusciamo a meditare e a restare in silenzio su aspetti interiori e personali di qualcuno senza dire la propria, mentre su fatti terrificanti che riguardano il vivere comune li arginiamo con il silenzio che scade in indifferenza per poi passare come normalità.
L.
Te lo dirò sicuramente, come l'ho detto alle persone che sono andate oltre quello che era l'oggetto del mio scritto. Lo farò proprio perché non desidero mai sminuire il pensiero altrui. Grazie ancora, un abbraccio.
EliminaVista la lunga esperienza con il blogging, sono abbastanza preparato ad essere frainteso quando scrivo, ma ho capito una cosa: tutto dipende dalla voglia dell'altro di ascoltarti, capire, ed eventualmente discutere per comprendersi meglio.
RispondiEliminaSul secondo tema non mi esprimo, è una piaga, e mi distrugge che siano sempre più giovani ad agire in questo modo. Come dici tu, è qualcosa di insito nel DNA di alcuni ormai
Siamo preparati non solo dal blogging pluridecennale ma anche dalla vita stessa, quella di ogni giorno. Non mi riferivo chiaramente solo allo scritto. Qualunque forma di comunicazione difetta.
EliminaUn abbraccio e grazie per la visita, sempre un piacere averti qui.
Scriviamo innanzitutto per noi, nostro sfogo, nostro piacere, nostra necessità. Poi arrivano le interpretazioni, le impressioni, i pareri, che a volte aprono nuovi squarci, punti di vista non considerati, scenari sfuggiti, colgono le tensioni, oppure puntano la deriva e rendono indistinguibile quello che ci premeva sottolineare. Capita e capiterà. E' lì il bello del contraddittorio, o anche del semplice essere letti, far parte di un sentire complesso, "diverso", che alla fine crea complicità, assonanza, empatia .. le "parole di vetro", sono fragili anche per questo.. ;)
RispondiEliminaIndubbiamente.
EliminaNon era un modo per scartare i pensieri diversi dal mio né inorridire verso i fraintendimenti. Era una riflessione, tutto qua.
Sui mostri resto sgomento anche io, ma come si giunga a certi eccessi purtoppo un'idea, e neanche tanto vaga, ce l'avrei pure, visto l'andazzo quotidiano di nefandezze e inciviltà sempre più palpabile.. :(
RispondiEliminaIo invece credo sia complicato comprendere fino in fondo. Se davvero si arrivasse all'origine del problema lo si potrebbe risolvere, ma da quel punto siamo ancora lontanissimi.
Elimina
RispondiEliminaSono d’accordo riguardo al fatto che spesso chi legge segue una sua linea di pensiero che parte dal testo scritto e poi segue altre vie allontanandosi sempre di più e il commento allo scritto diventa una sorta di “dialogo tra sordi”. Ma comunque penso che sia normale , soprattutto quando chi commenta e chi scrive non si conoscono profondamente e forse neanche in quel caso avviene il punto di incontro “ tra il dire e l’ascoltare e il rispondere “.
Per quanto riguarda l’aumento esponenziale degli omicidi ai danni e per opera dei giovanissimi la cosa mi inqueta non poco , secondo me si tratta di mancanza di rispetto della vita umana ma in ogni caso il rimedio non credo che sia nel comprendere l’omicida , anche se giovanissimi ma nella punizione , comprendente anche il carcere a vita .
Baci
eos
Concordo. Io non li voglio comprendere questi esseri spregevoli che tolgono la vita ad altri essere umani, incuranti del valore della vita stessa.
EliminaPer me non meritano comprensione.
Vedo una società peggiorata a livelli di valori, ogni giorno brutte notizie di cronaca e molto spesso, giovanissimi coinvolti.
RispondiEliminaE tutto questo spaventa.
EliminaLa comunicazione è sempre più vilipesa. C'è chi legge distrattamente e pretende di aver capito, chi resta in superficie e non coglie. Chi letteralmente capisce fischi per fiaschi, chi quando chiedi cuori risponde picche. E così via. Le parole sono armi talvolta pericolose, inneschi per esplosioni di odio o peggio. Tutto questo per dirti che ti capisco. Ma non smettiamo mai di comunicare! Sforziamoci di leggere e 'ascoltare' meglio il nostro interlocutore. Il dialogo arricchisce, quasi sempre. Qualche volta anche il silenzio, se interpretato bene. Quanto all'ultima parte del post, che dire? un orrore senza fine, un pensiero angoscioso rivolto alle nuove generazione, orientate così male, inermi e impreparate ad affrontare un futuro poco rassicurante. Un saluto
RispondiEliminaHai ragione, non si dovrebbe smettere di comunicare nonostante le chiare difficoltà nel farlo sempre efficacemente.
EliminaUn saluto e grazie per le tue riflessioni.
Capita spesso di aver la sensazione (se non addirittura la certezza) di non essere stati compresi. Vogliamo dire una cosa e il nostro interlocutore ne capisce un' altra. Il fatto è che vi son diverse sensibilità. Alcune persone vanno in fondo alle cose. Altre, invece, si fermano alla superficie. In un dialogo diretto c'è la possibilità di correggere immediatamente l' incomprensione e di chiarirsi. In un dialogo scritto (o comunque, mediato) l' interazione fra le persone è più lenta e rischia di rimanere statica se non addirittura di cadere. Bisogna aver pazienza. Non tutti sono portati all' ascolto e non fa certo piacere quando non si viene letti o ascoltati con la dovuta attenzione. La soluzione però non è rinunciare a scrivere ma farlo pensando soprattutto di buttare fuori quel fiume in piena che è dentro di noi. Personalmente, se non cercassi almeno di comunicare mi sentirei compresso. Poi, chi avrà orecchie per intendere intenderà. Per quel che riguarda il secondo punto ormai sono senza parole. Un mondo senza valide guide morali e pedagogiche può solo produrre dei mostri.
RispondiEliminaÈ come dici, in ogni parte di questo tuo discorso posso darti ragione. Dovrei andare oltre la non comprensione, non lasciarmi sopraffare.
EliminaRispondendo anche a Fabio, io non trovo totalmente erroneo che diverse intepretazioni ai post che scrivo facciano breccia. A volte non abbiamo neanche noi l'intera visione di ciò che esprimiamo, e può accadere che qualcuno colga punti di vista non considerati, o sottovalutati. Non vi accade mai?
EliminaFranco i tuoi non sono post personali, il più delle volte. Tu scrivi anche racconti, poesie. Ci sta che, come di fronte ad un quadro, una persona possa trarre i suoi spunti, le sue interpretazioni. Nel personale, esiste davvero una visione diversa da quella propria? ciascuno ha il suo mondo interiore, che per forza di cose non coincide con quello altrui.
EliminaIn realtà anche io sono colpita da tutte queste notizie di violenza assurda. Penso ai miei figli che hanno età simili... non credo abbiano mai avuto pensieri omicidi.
RispondiEliminaQuando ero giovane ricordo che io ho avuto sentimenti di rabbia intensa verso coetanei che erano poco di buono e mi prendevano di mira, ma non ho mai sfiorato l'idea di passare ai fatti (io soppesavo le cose, e per fortuna sapevo che in un confronto fisico le avrei prese di brutto... la tattica era evitarli il più possibile, che era fattibile) nè tantomeno uccidere.
Il fatto è che in famiglia nessuno alzava mai le mani su di me, quindi ero "impreparata" ad ogni confronto fisico, perché non avevo esperienze di aggressione e difesa. Una volta una bambina più piccola (ma più violenta) mi ha preso e tappato bocca e naso perché era arrabbiata e io non l'ho nemmeno buttata in terra, mi sono liberata senza farle male... ripensandoci, penso che tale persona in casa sia stata trattata anche "a botte" per avere una tale conoscenza di come soffocare una persona all'età di otto anni... agghiacciante se vogliamo. Un'altra famiglia "normale" del paese.
Inoltre, nel paesino dove ero, io andavo in chiesa e lì mai uno era istigato a uccidere, era contro i comandamenti... in casa, i miei genitori non avevano metodi violenti e la vita è sempre stata considerata sacra (persone e animali).
Non so cosa pensare quando sento certe notizie. A volte penso: "Ci sono modelli troppo negativi" e "Si espongono i bambini a contenuti violenti troppo presto". Probabilmente le famiglie sono assenti, o, anche se i genitori non vogliono essere assenti, si lascia troppa libertà ai figli di stare distanti.
Non so. Comunque credo che l'educazione / la formazione dei bambini e ragazzi è un fatto importantissimo e concerne famiglia in primis, ma anche la comunità. I miei figli hanno avuto un sacco di esempi positivi dall'intera comunità dove erano, e dove sono adesso.
Forse un problema dei tempi attuali è che le comunità locali sono meno unite, si passa troppo tempo isolati, e questi comportamenti aberranti sono forse anche frutto dell'isolamento...
[Nota: il coetaneo in questione citato sopra era un bullo e in seguito è diventato un criminale ed è stato pure in prigione... veniva da una "famiglia normale" del paese.]
Vedi, il tuo racconto personale mi fa pensare che se uno da bambino è già bullo e violento, esiste una forte probabilità che da adulto non sia meglio, anzi. E che certi modi di comportarsi, certe sopraffazioni, le abbiano viste attuare in casa. Famiglia "normale" o meno. Che poi da fuori molte sembrano normali poi entri in casa loro e già ti accorgi delle magagne educative e comportamentali. Io credo che nei luoghi in cui si insegnano l'amore e il rispetto tra persone accadano meno frequentemente tragedie come questa.
EliminaRiguardo le comunità, penso che non esistano quasi più, neppure nei paesini. Figuriamoci le grandi città. Ciascuno è solo con i suoi mostri e le sue frustrazioni, triste ma vero.
Un post che include due temi e tutti e due molto attuali e importanti.
RispondiEliminaL'ascolto. Sempre meno praticato nel nostro tempo. Perché? Perché parliamo troppo? Perché siamo arroccati nelle nostre convinzioni? Perché l'ascolto include la capacità di fare silenzio? E oggigiorno chi sa fare silenzio per porre ascolto e riflettere?
La brutalità, la violenza gratuita e ripetuta. Perché? Perché le famiglie hanno delegato ad altre agenzie educative l'educazione dei propri figli? Perché gli stessi adulti si comportano come adolescenti? Perché le nuove generazioni non trovano modelli di maturità sociale, affettiva a cui ispirarsi?
Sono innumerevoli le variabili e tutte importanti, ma purtroppo non ce ne accorgiamo e nel frattempo abbiamo cresciuto generazioni di zombie.
sinforosa
Penso che le famiglie ora come ora pecchino soprattutto di una reale vicinanza tra i vari membri. Fra moglie e marito e con i figli. Tutti sono presi da altro: il lavoro, i problemi e distrazioni di vario genere con le quali scappare dalla vita che si fa. Scappare nel senso di evasione mentale. Si è sempre altrove con la testa e con gli occhi, di solito su di uno schermo. E quello che succede dentro chi lo vede, chi lo ascolta? resta inespresso.
EliminaQuando scrivo lo faccio di getto, penso che è il mio modo di comunicare le mie emozioni, so che chi mi conosce comprende e non fraintende. Sono mamma e ho insegnato valori hai miei figli ma i figli come noi stessi hanno loro teste per pensare e agire. Non potrei mai dire, come spesso sento io conosco bene mia figlia o mio figlio, non è mai così. La violenza l'ho conosciuta e mai vorrei che i miei figli la conoscessero in modo così vcrudo e innumano. Spero allo stesso modo che non diventino mai violenti. Fa male sentire come queste ragazze e ragazzi vengano barbamente uccisi. Si da la colpa hai genitori, alle famiglie che non si sono mai accorti di nulla...accorti di una figlia incinta che partorisce e uccide il neonato, accorti di una figlia 13enne che frequenta un ragazzo più grande di lei, genitori che non si accorgono che i figli usano droghe,allucinogeni ecc... ,accorti che i figli hanno dei coltelli,pistole ecc.. accorti che i figli fuori casa sono bulli e violenti, accorti che frequentano compagnie sbagliate...già accorti, noi genitori non ci accorgiamo mai e sembra che al improvviso vediamo verità incomprensibili...ci giustifichiamo era un bravo ragazzo/a a casa, mi confidava tt, eravamo una mamma amica..ma non è così i genitori non conosco mai bene i loro figli, lo pensano ma non è così. Questi episodi di violenza devono far riflettere cilpiscono le vittime e le loro famiglie, colpiscono le famiglie dei carnefici ma orrendo è come i carnefici si giustifichino, non si pentano,non provino sentimenti, anzi pensino di non andare in galera xche si ritengono malati. Verrò fraintesa, ma chi mi conosce non lo farà, xche capirà il mio pensiero. Un abbraccio da quassù a te
RispondiEliminaE' un mondo difficile con più difetti che pregi, secondo me. E lo dico nonostante io sia e mi senta una persona sempre solare ed ottimista. Ma se mi fermo a guardare e pensare, ci sono tante troppe criticità di cui tenere conto. Tu hai due figli d'oro ma non sono tutti così ed è vero che non possono essere mai conosciuti a fondo, neanche quando si pensa di poterci mettere la mano sul fuoco.
EliminaUn abbraccio.
Il problema nella comunicazione tra esseri umani è un problema irrisolvibile. Fa parte dell'imperfezione dell'uomo.
RispondiEliminaMi ricordo un vecchio episodio di un'oramai vecchia serie, Bojack Horseman. Si parla proprio di questo tema, di quanto sia difficile comunicare. Perché a volte quello che diciamo e pensiamo può dare fastidio al prossimo. Può essere frainteso, mal interpretato. Non è un problema di chi parla, né di chi ascolta. È un problema alla radice.
Ma paradossalmente noi viviamo di relazioni: alla fine dell'episodio, il protagonista dice: "In questo mondo terrificante, tutto quello che abbiamo sono i legami che creiamo".
Nello specifico io credo che il sapere ascoltare sia la strada giusta da percorrere, poi dobbiamo allenare la nostra empatia e cercare di capire al massimo la persona che abbiamo di fronte, ciò che dice e ciò che scrive.
Così si sviluppa quel piano affettivo che ha pari dignità al piano razionale, anche se loro coesistenza non è agevole.
E mi ricollego al commento di L., quando dice che di fronte a casi in cui la violenza dell'uomo si manifesta così brutalmente non si possa rimanere in silenzio: beh, io credo che sia impossibile spiegare fino in fondo i meccanismi del male, ma quello che possiamo fare semplicemente è proprio coltivare il nostro piano affettivo e insegnare il prossimo a fare altrettanto. Non è retorica, anzi è un processo complicato. Ma in genere, trovata la "scintilla", diventa tutto più facile.
Bellissima riflessione ed analisi, di cui ovviamente ti ringrazio.
EliminaPenso sia tutt'altro che semplice imparare ad ascoltare in una società dominata soprattutto dall'ego. Fatichiamo ad ascoltare noi stessi, figurati gli altri. Però è giusto provarci, altroché.
Riky credo che ciò che sia "impossibile "è credere che l'Amore induca e conduca alla violenza , altrimenti non avrebbe senso parlare di nulla.Ma tu alla fine del commento hai fatto un bel collegamento seppur con parole diverse dalle mie.
EliminaPoi Katrina spero mi perdoni se non credo minimamente si possa nascere già putridi.non riesco ad immaginare un bambino appena nato putrido.
Buona serata
L.
E certo che ti perdono, ciascuno ha i suoi pensieri.
EliminaIo ho scritto molto incattivita in quel momento, infinitamente delusa e schifata e arrabbiata per quella ragazzina morta. Non ci ho visto più. Ammetto che il cervello mi si era proprio annebbiato. Troppe notizie sconfortanti in così pochi giorni.
Penso che una volta fosse pure peggio.
RispondiEliminaSolo che se una bimba, o un bimbo, nella montagna del Moloise, o nel Cuneese, venivano sottposti a crimini brutali, nel paesello nella Val Nerina o nell'Istria non si veniva a saperlo.
L'ombra del bastone, di Mauro Corona, racconta come era la vita ad inizio del secolo scorso. A tratti assai crudo.
Cosa accadeva non lo so, come non so se fosse davvero peggio di ora.
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