mercoledì 27 novembre 2024

Cose Belle, Cose Amare



Il mercato era gremito di gente. Strenne natalizie, frutta di ogni tipo e forma, stracci a poco prezzo. 
E i fiori incantevoli di Ahmed, proprio al centro della grande piazza.
Sono andata a comprare le uova bianche da Laura e poco prima che me ne andassi ho incontrato Anna. Mi ha strizzato il sedere di fronte agli altri e per quel gesto di confidenza ci abbiamo scherzato su tutti quanti.
La conosco da tanti anni, ero poco più di una ragazzina. 
Ha un carattere particolare ma le voglio bene, ha la faccia materna. 
E' la migliore amica di mia suocera, stanno sempre insieme, sembrano due sorelle. Non c'è cosa che faccia l'una senza che l'altra lo sappia o partecipi. Un'amicizia che ha i connotati esclusivi e solidissimi di un grande amore. Non dico che non litighino mai, però si riacchiappano sempre.
A volte penso che avere un'amica così importante sarebbe bello anche per me, poi mi ricordo che non sono mai riuscita a coltivare un rapporto tanto stretto, che non l'ho mai voluto se non quando ero adolescente - senza mai trovarlo, peraltro - e che dopo ha iniziato a farmi sentire claustrofobica anche solo il pensiero. Abbiamo ciò che coltiviamo, non c'è dubbio. 

Ho iniziato a decorare casa per Natale.
Non ho spazio sufficiente per un vero e proprio albero ma ho piccole cosine qui e là che mi piace guardare e che mi fanno sorridere. Gnomi, tazze, lucine, statue, legni colorati, cuscini. 
Sta arrivando il periodo più magico dell'anno e spero di arrivarci serena. Soprattutto vorrei che sereno lo fosse il mio compagno. Spesso ho la sensazione che dentro di lui viva qualcuno che non conosco più, che alberghino pensieri che mi vengono appositamente taciuti, che non via sia più un sorriso genuino di quelli che arrivano agli occhi. I pesi che ha sulle spalle l'hanno reso così diverso dal ragazzo allegro che era che a volte ho la sensazione di abitare con una persona sconosciuta. L'ho amato tanto quel ragazzo e dio solo sa quanta parte di pelle mi leverei di dosso se bastasse a vederlo nuovamente felice e spensierato.

lunedì 18 novembre 2024

Arance

 

Il profumo delle arance mi esplodeva tra le mani, al contrario del sole che via via si faceva più tiepido ed insicuro. Ero lì con papà a raccoglierne a secchi, noi due da soli, immersi in una natura rigogliosa e ancora verde che ci faceva da cornice. Ogni tanto scambiavamo una parola, il mio cuore traboccante di gioia nel vederlo indossare la sua vecchia divisa da lavoro mentre si impegnava in quella cosa lì. 

Una domenica soleggiata, non propriamente calda ma quantomeno mite.
Al mattino eravamo in tre a passeggiare tra il foliage autunnale della strada in salita e i solchi pieni di ghiande cadute nel querceto. Avevo tentato a lungo di fare amicizia con un gattino piombato all'improvviso nel giardino dei miei, ma del tutto invano. 
Eppure secondo mia madre stamattina è lì che mi cerca sotto il balcone come Romeo con Giulietta. Ed io che ormai sono a chilometri di distanza posso solo alzare le spalle.

Il tramonto l'ho guardato nel paese accanto, dopo esser passata tra i vicoli della parte vecchia del mio.
Nel punto più alto l'ho visto emanare tutta la sua forza rossastra, accarezzare il cielo e dipingere le nuvole. Tutt'intorno una pace surreale ancora presente solo in certe realtà così poco vissute. 
Il monte Soratte svettava di fronte ai miei occhi, così familiare, così lontano nella maggior parte dei miei giorni. Ed era tutto così bello, così incredibilmente forte, da farmi sentire una malinconia dolorosa che poi mi ha accompagnato durante tutto il viaggio di ritorno.
Era ormai notte, il traffico era tornato a sbattermi addosso la realtà di una vita molto meno quieta. Le luci rosse e quelle gialle delle auto avevano sostituito i colori della natura e la musica all'orecchio il silenzio di poco prima. Buio ovunque, i rumori dell'autostrada e del raccordo. 
Tra le costole la nostalgia struggente di ogni volta che cala la sera.

domenica 10 novembre 2024

Cose

 

Mi piacciono gli oggetti ma detesto accumularli.
Mi danno un senso di soffocamento.
E' come se prendessero lo spazio che m'appartiene, come se mi privassero d'aria respirabile.
E lo so che per molti è un'eresia, ma se vivessi in una casa piena di ninnoli, di libri, di suppellettili, di quadri appesi, di fotografie, non vorrei starci mai. 
Finirei con affittarne una nuova, semivuota, dove poter vivere senza acchiappapolvere di qualunque specie. 

Perciò questa sera, rientrata prima dal mio giro a causa di questo odioso buio precoce, sono salita sopra e ho fatto ordine. Aperto i cassetti, spalancato ante. Gettato via roba inutile, inutilizzata, inservibile. 
Roba per cui un tempo ho speso soldi che avrei fatto meglio a indirizzare verso viaggi, anche brevi, con cui accumulare esperienze e ricordi anziché stronzate di vario genere.

Ma ripeto: gli oggetti mi piacciono. In un certo senso ne vengo attratta.
E ci sono momenti della vita nei quali sento il bisogno di qualcosa di nuovo con cui trastullarmi.
Solo che poi il trastullo passa, l'oggetto è lì che mi guarda come un addobbo natalizio a marzo ed io ho solo voglia di ordine, pulizia e spazio. 
Negli anni ho razionalizzato sempre di più - a parte questi momenti di cedimento nei quali mi arrendo al consumismo. E razionalizzando ho capito che vivo meglio con poche cose utili, di utilizzo quotidiano, piuttosto che con oggetti di cui non trovo il senso. 

Quando sono scesa e ho gettato tutto quello che avevo da buttare ho tirato un bel sospiro di sollievo.
Improvvisamente mi sono sentita leggerissima. 
Credo che il mare mi piaccia tanto perché non mi schiaccia da nessuna parte. 

martedì 5 novembre 2024

Confini

 

Io nei confini ci credo.
E non parlo di terre, di Stati, di geografia.
Parlo di confini personali.
Credo fermamente nel fatto che ciascuno di noi debba difendere i propri dall'invadenza della gente, dalla mancanza di buonsenso, dagli eccessi che non gli appartengono, dalle domande inopportune, dai gesti impropri, dalla poca sincerità.
Negli anni ho eretto confini alti come mura. Gli ho costruito porte dalle quali uscire liberamente e finestre ampie da cui osservare il cielo.
Una compagnia qualunque non mi è mai interessata. 
Una compagnia qualunque non interessa mai chi sa star così bene anche da solo.

Un tempo non troppo lontano ho sofferto nel vedere persone che non stimavo voler entrare a tutti i costi laddove non erano state invitate. Con violenza hanno cercato di gettar giù portoni, scardinare travi, calpestare aiuole di cui mi ero presa tanta cura.
Lo hanno fatto con tutta la prepotenza di chi pensa d'essere nel giusto o di chi non pensa proprio.

Oggi a lavoro una signora lo ha fatto di nuovo. 
E se i suoi occhi avessero potuto lanciar coltelli, a quest'ora sarei tre metri sottoterra.
Non ho reagito questa volta. Ho preferito che si stancasse e se ne andasse.
Accanto a me c'erano un amico e suo figlio venuti in visita. Erano più arrabbiati di quanto fossi io.
Avrebbero voluto prenderla per il collo e sbatterla fuori di peso.
Ma io me ne sono rimasta immobile, facendomi scivolare addosso la sua pesante invadenza, semplicemente annoiata di doverla ascoltare.
Quando poi se n'è andata, indispettita di non essere arrivata dove avrebbe voluto, ho guardato i miei amici incazzati e ho riso dei suoi vani tentativi di colpirmi.

L'episodio di questo pomeriggio mi ha ricordato che quei confini hanno per me un valore altissimo e che non mi svenderò mai per la curiosità morbosa di qualcuno. Che non sarò mai terra di conquista per chi non mi piace. E soprattutto, che son cresciuta. Non ho graffi oggi, neanche uno. Non mi sono lasciata scarnificare.