Ti giri nel letto, anche stanotte dormi poco o nulla.
Ti svegli di soprassalto, vai in bagno, bevi un sorso d'acqua, poi torni e rientri sotto le coperte cercando di non svegliarmi.
Sento che ti avvicini, la tua mano si appoggia sul mio corpo.
Pensi che io stia dormendo. In realtà ascolto il tuo respiro, percepisco il tuo malessere.
Il tuo sonno non è più lo stesso da molti, troppi anni.
Lo stress da cui ti fai fagocitare ti ha tolto via via tante di quelle cose che mi piacevano di te.
Il sorriso, la voglia di scherzare, la battuta pronta, le canzoni demenziali, il prendere la vita alla leggera.
Adesso sei sempre un fascio di nervi e i prossimi mesi saranno cruciali.
Ne ho paura, mi ricordo quelli degli anni scorsi.
Mi ricordo anche del fatto che per quello stress mi ammalai anche io.
Ho la mia parte di responsabilità nella tua mancanza di sonno.
Sono tanti gli anni che siamo insieme e nel tempo abbiamo visto crescere rami diversi che si sono divisi, che sono andati a fiorire altrove o a seccare dentro stanze buie e silenziose.
Ti ho fatto male, tu ne hai fatto a me.
Non esiste un rapporto in cui a volte non ci si ferisca, non si provochino fratture.
So che a te mi lega qualcosa di profondo che ci ha unito ventenni e che in qualche modo ci resterà dentro sempre. Ma non penso più che invecchieremo insieme, certe granitiche certezze si sono sgretolate giorno dopo giorno senza che riuscissi o volessi metterci una pezza.
Forse in fondo certi convincimenti erano troppo alti, troppo puri, troppo grandi, troppo meravigliosi.
E la vita poi ci è passata in mezzo con la sua solita andatura sgraziata ed arrogante.
Quindi faccio ciò che mi viene meglio, vivere alla giornata, con questa sindrome ormai conclamata di chi fatichi a restar fermo e si debba muovere in continuazione, scheggia impazzita che tutti conoscono e nessuno vede davvero.
Questo tuo non dormire, però, mi fa così male che non te lo so spiegare.
E' come una ferita che mi sanguini nel petto e che si dilati a macchia d'olio fino a farmi scomparire.
Vorrei semplicemente che stessi bene. Che riprendessi a ridere. Che facessi del tuo poco tempo libero qualcosa di bello e che ti appaghi, che ti scarichi, che ti riempia.
Che la smettessi di essere così orso, così infastidito dalla gente, così lontano dagli esseri umani.
E io. Io dovrei finalmente crescere davvero, rendermi ancor più responsabile di me stessa.