Ci sono stanze vuote che in realtà sono affollatissime.
Contenevano persone che ora non ci sono più.
Se ne sono andate via (quasi) tutte, una dietro l'altra.
E adesso al posto di quelle voci e delle risa s'ode un'eco raggelante.
Oggi c'è il sole ma sul mio corpo il ghiaccio non si scioglie, mi congela l'anima.
La terra che mi è franata sotto i piedi ha creato una catasta sassosa sulla quale avrei paura di cadere.
Sabato ero bella al tuo funerale. Più che bella, in realtà.
Perché mentre dentro tutto tremava, si lacerava, si atrofizzava... volevo avere l'illusione di poter mantenere il controllo almeno sul fuori.
Come se una bella faccia ed un corpo ben vestito potessero tenermi al sicuro dal nero che sentivo espandersi nel cuore, tra le ossa, in ogni stilla di sangue.
Ma la tua assenza mi cala addosso come una scure, non mi fa respirare.
E aggiunge macerie a quelle che erano già lì, si prendono a braccetto e insieme ballano una danza che mi trascina in fondo, anche quando faccio di tutto per risalire.
Sono giorni duri, sai? Cerco di fare del mio meglio per non pensare di aver perduto ciascuno di quei quattro pilastri con i quali sono cresciuta e che m'hanno insegnato ad essere esattamente ciò che sono.
I ricordi sono gatti inferociti che mi balzano addosso e con le loro unghie aguzze mi penetrano nella carne. Non c'è riparo per la mia pelle fragile, ho graffi ovunque e lividi nel petto.