mercoledì 12 marzo 2025

Un Passero



Piove.
Una pioggia sottile, grigia, amarognola.
Il mio umore è all'incirca come quella cosa là che cade dal cielo.
Attutito, indifferente, sporco. 
Ho un mare di pensieri che m'attraversano ma non c'è mare che me li possa lavar via, oggi.
Devo restarmene dentro queste stanze e poco dopo in quelle del lavoro.
Rinchiusa come un passero dentro una gabbietta minuscola.
Sbatto le ali tristemente, mi guardo intorno e sospiro.
Ho smesso di cantare.
Faccio tante cose ma non me ne piace nessuna. Sono doveri, questi, e i doveri a volte tengono avvinti.
Provo un fastidio leggero ma persistente per questa gente che vedo ogni giorno e a cui, in fondo, voglio anche bene.
Ecco la ragione delle mie continue fughe.
Depurarmi. Resettarmi. Tornare nel mio centro. 
Anche il proprio mondo, a volte, può stare stretto.
Ci sono giorni in cui i confini vanno allargati, gli orizzonti resi più estesi.
Sono un animaletto svolazzante che non scambierebbe mai i suoi momenti di libertà con il buio di un cinema, un divano e un televisore, una partita a scacchi, un concerto. E son cose che ho fatto, in fondo, ma che non mi piacciono più.

4 commenti:

  1. puoi aprire la gabbietta da sola a colpi di becco, fallo e vola via. Non una fuga ma uno svolazzare in giro a sgranchirti le ali prima che si atrofizzino. Poi rientrerai nel tuo ambiente rinfrancata.
    massimolegnani

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  2. Eppure quella gabbietta è anche nido, conforto anche, e li torniamo dopo un gradevole svolazzo.. che poi persino certo cinema, tanto teatro, svariati giochi e pure determinata televisione, aprano gabbie infinite e scenari pazzeschi dove immergersi, lo posso raccontare ma senza pretendere di dover convincere nessuno.. ;)

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    1. Ma certo, ci mancherebbe.
      In fondo ognuno ha i suoi sollazzi.

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