venerdì 28 febbraio 2025

Giardini Spenti



Dunque febbraio termina già.
Proprio quest'anno che m'era piaciuto così tanto. Piovoso ma non troppo, mai freddo, quasi gentile.
Lo osservo fare le valigie in fretta come se stesse per prendere il treno. 
Come se non potesse proprio tardare.
Non lo trattengo, gli dico vai pure. Però stavolta lo abbraccio come se improvvisamente fossimo diventati due amici a cui dispiace separarsi per un anno intero.

Il sole va e viene, è una presenza discontinua che domani mancherà del tutto.
Ho parlato con mia madre stamattina, come ogni giorno. Ha un problema di salute che la impensierisce e sta iniziando un iter per un'operazione chirurgica fra qualche tempo. 
E' complicato spronarla un po', sia per la distanza che ci separa, sia per il suo carattere. Che non è un brutto carattere, dopotutto, è solo troppo resiliente. Lei stessa non mi ha insegnato la pazienza quanto più la rassegnazione. E io invece penso che non ci si debba rassegnare mai, che un modo lo si debba sempre cercare, che vedere le cose in un nero perenne, come se il cielo non potesse mai schiarirsi un po', sia un danno enorme nei confronti di sé stessi.
La sua è stata una vita complicata, costellata di perdite, di momenti duri, di difficoltà, di rapporti difficili, di solitudine. E tutte queste cose son state come acqua putrida che hanno pian piano scavato la roccia. Laddove c'era una ragazzetta allegra e solare, poi una donna sorridente, ora c'è una signora che spesso ha gli occhi tristi.
Vivere così isolata, poi, le ha tolto completamente il piacere della socialità. 
Vede poche persone, sempre le stesse, quasi soltanto il figlio e il marito. A volte una donna stramba che la va a trovare. Le chiedo di uscire ma risponde di non poterlo fare per i suoi problemi di salute. Che sono reali e tangibili, ma che la stanno gettando ancor di più in un oblio che mi spaventa.

Aveva un giardino pieno di fiori ed era così bello vederla con le mani nella terra.
Un giorno improvvisamente l'interruttore si è spento e adesso riaccenderlo è una gran fatica.

lunedì 24 febbraio 2025

Mio Fratello




Erano mesi che mio fratello non passava per casa mia.
Proprio lui a cui venir qui piaceva tanto.
Era insieme ad una ragazza che nessuno di noi ha mai conosciuto e di cui sentivamo solo la voce attraverso le decine di vocali che si scambiavano. Si sono lasciati di recente e sembra che lui ora debba riappropriarsi un po' di sé, del suo tempo, degli affetti che aveva tenuto un po' da parte. 
Allora mentre lavoravo sabato pomeriggio è andato a vedere il mare. Ha respirato un po' di questa aria diversa. La salsedine, il vento, lo iodio.
Poi ieri mattina tutti insieme siamo partiti e tornati dai miei.
Mia madre affaticata. Mio padre sempre un po' svanito ma allegro.

Sembrava già primavera, ieri.
Insieme abbiamo camminato a lungo in mezzo alla natura.
E' stato strano vederlo "presente". Era sul serio lì con noi ieri. Parlava, raccontava, discuteva. Non se ne stava attaccato al telefono come negli ultimi tempi.
Il cielo era un magnete per i miei occhi. Il risveglio lento ma inesorabile della natura mi teneva il cuore sereno. I boccioli rosa, i limoni maturi, i rami che iniziavano a colorarsi, l'erba che tornava più verde, l'asfalto meno umido, le margherite che ricoprivano interamente i prati.

Andandomene l'ho abbracciato forte.
Lui non parla molto, non si confida. E' una roccia ben chiusa, una parete senza porte.
Solo il mio compagno è riuscito a strappargli qualche parola su loro due. 
A me ha raccontato molto altro, però. Il lavoro, i viaggi, i nuovi assistenti, gli incarichi.
Io non so come sia andata con lei, so che ieri l'ho visto molto più sereno degli ultimi mesi. E allora forse ogni tanto è meglio lasciar andare che tenersi strette situazioni che non portano nulla di buono. 

giovedì 20 febbraio 2025

Lorenzo Pataro

 

Questa mattina appena sveglia ho appreso la terribile notizia della morte di Lorenzo Pataro, poeta calabrese di appena 27 anni, conosciuto qualche anno fa grazie ad una sua breve poesia che mi entrò subito nel cuore.
Da anni leggo più poesie che romanzi, più vicina a questa sottile forma d'arte rispetto ad altri sistemi comunicativi. Lorenzo era giovanissimo ma anche molto intenso, di già.
In sua memoria oggi voglio riportare qui qualche suo testo, affinché anche chi non lo conosceva, possa farlo.

Ciao Lorenzo, fai buon viaggio.

                           

Mi innesti alla tua pianta, mi aggrappo
alla tua gemma che è ferita, raccolgo
il tuo respiro dalla crepa, lo scavo come fosse
una miniera, lo tengo come fuoco
tra le mani consegnato dalle braci,
lo tengo per quando arriva il gelo,
al riparo dalla febbre sulle tempie,
da quel freddo-animale che fa scarni,
fa muta la parola e ci leviga le ossa.
Raccolgo il tuo respiro come un frutto,
lo semino all’interno, benedico la tua fame
e la porto come un dono che ha il vizio di brillare.

*****
Penso ai morti del paese a cui non pensa
più nessuno. Gli ingrigiti fiori finti, i fiori secchi,
il gelo che fa tana nelle tombe scoperchiate.
Quanto resta. Cosa resta in una foto
di tutto il mappamondo di un umano.
Una scritta, una data, qualche oggetto.
Cosa resta. Penso a tutti i trapassati
che non lasciano una scia. Benedico
i loro nomi, percepisco il loro sonno
come un ago, la mia notte
nella cruna della loro.

******
Vedi, è tornato il primo freddo
a levigarci - la vinaccia nel tino si fa d'oro.
Nulla. Poi qualcosa che si muove
sotto tutte le macerie della casa.
Tutti i fossili ti ascoltano cantare
e riparano le braci dalla neve.
Ottobre vento antico di uragano.
Qualcosa di prezioso ci raccoglie
ci fa semina e tempesta. Spoliazione.
Vieni, dormiamo nel tepore tra le martore
in veglia nella notte per la caccia. Ci porta
verso tutti i malangeli perduti nella nebbia
quest'allerta che fa i luoghi argilla e fuoco.

mercoledì 19 febbraio 2025

Granelli



Eravamo in pochi stamattina. La spiaggia, ad eccezione del solito nutrito gruppo di gabbiani, era quasi completamente deserta.
Il vecchio pescatore.
Un tizio affacciato ad un parapetto.
Una signora vestita di rosa.
E me, ovviamente. 
Neanche i cavalli son passati.
Il cielo era una bassa coperta di nuvole grigie, non si percepiva neanche uno spiraglio di sole, quasi ci fosse un pesante tendaggio a ricoprire ogni raggio.
Ma era bello, bello davvero. 
Ciascuno perso nei suoi pensieri, distante anni luce da tutti gli altri. Granelli inerti di sabbia.
 
Mi sono rimmersa nella civiltà solo nel momento di andare a far la spesa. 
Pochi avventori anche là, corsie desertiche dove avrei potuto persino pattinare. 
Se dovessi descrivere attentamente quanto mi piacciono i momenti in cui riesco a stare da sola, lontana dal caos, dalla gente, dal dover parlare e ridere a tutti i costi... probabilmente non ci crederebbe nessuno. In questo mondo super connesso, chi vuol più starsene da solo, in disparte, ad ascoltare solo un po' di musica, il rumore dei propri passi e quello, ancor più caotico dei propri pensieri?

Mi piace il posto in cui vivo perché mi consente la socialità e al tempo stesso anche di poterne fuggire.
Tutte le volte che voglio.
Ripetutamente.

lunedì 17 febbraio 2025

Fuochi

 


Una volta, alle scuole medie, un compagno di classe mi definì "apatica".
Non lo fece con cattiveria, eravamo amici. Però per lui quelle sette lettere mi descrivevano sul serio.
Nell'arco della mia esistenza mi sono state affibbiate parole anche peggiori, più insultanti. Tuttavia l'unica dalla quale mi sia mai sentita davvero offesa in vita mia resta quella.
La stessa professoressa gli fece notare che non era un aggettivo adatto per me. Ero molto timida all'epoca, ma timidezza non equivale ad un'assenza di emozioni.

Tuttora penso che la mia riservatezza possa far pensare questo ad alcune persone.
Sembra che la vita altrui non mi interessi: non mi impiccio, non scavo, non faccio domande, non chiedo. Non lo faccio neppure con le persone che mi capita di vedere ogni giorno.
Non è nella mia natura, semplicemente.
Ho la delicatezza di evitare di invadere la sfera intima altrui, quella sacrosanta bolla che ciascuno si crea per difendere sé stesso dall'entrata indiscriminata degli altri nel proprio mondo. Eppure questa delicatezza viene spesso fraintesa, non capita. Scambiata per qualcosa di diverso.
E così mi capita di apparire schiva, fredda, distante. E di sicuro sono sia schiva che distante, ma fredda no, mai. Sento così violentemente il vulcano che mi si agita dentro, da avere la piena certezza della sua costante presenza dentro di me. E se gli unici che se ne accorgono davvero sono quelli che mi conoscono bene...pazienza. Vorrà dire che questo fuoco ha sempre saputo sceglier bene chi scaldare.

mercoledì 12 febbraio 2025

Ponti

 

Percepisco febbraio, nella sua brevità, come un mese di transizione.
Un ponte verso marzo. 
E dunque la primavera, i primi germogli fioriti, le nebbie del mattino, i giorni che si allungano, che si fanno meno cupi e depressi. 
E anche se sono un animale di quelli che vivono il momento presente, non posso lasciarmi sfuggire la sensazione di una luce che s'affaccia in fondo all'inverno. 
E allora un po' me li godo, questi giorni, mi ci arrotolo dentro come se fossero fatti di coperta.
Mi riesce persino difficile pensare che il 2025 abbia già collezionato un mese e mezzo. Come se un po' avessi sonnecchiato o fossi presa da chissà cosa.
C'è sempre un mormorio dentro questa testolina, sempre un gironzolare di pensieri che vagano in lungo e in largo e a volte mi rendono distratta dal mondo stesso. 
Un'ecosistema interiore che vive da sé, che si alimenta in modo autonomo. 

Ho guardato il Festival ieri sera.
E oggi il primo che mi dirà che loro no, non lo guardano, risponderò chissene frega.
Voglio dire, ce ne possiamo fare una ragione.
C'è questa abitudine tutta italiana di far sapere che per carità, il Festival mai. Inorriditi, persino. Ci tengono proprio, va detto. A me inorridisce chi si sente superiore, che poi sono i primi a sparlarne.

A me ha fatto compagnia.
Gerry semplice e genuino come sempre. Carlo un velocista che finalmente non si dilunga in stronzatine inutili che mi risultano sempre indigeste. La Clerici bella e sensuale nel suo primo abito da sirena. 
Quindi se mi chiedessero cosa mi piace di febbraio elencherei anche questo. 
Mi piace la gente del segno dell'Acquario e mi piace il Festival di Sanremo.
Detesto i saccenti ma quello vale anche per gli altri mesi dell'anno.

giovedì 6 febbraio 2025

Distese

 

Il vecchio pescatore era lungo la riva con la sua canna, come sempre.
Ci siamo salutati. Gli ho chiesto se avesse già preso qualcosa.
"Ma no. Io non ho mai preso niente".
"Niente?"
"Niente. Mai. Magari gli altri qualche pescetto lo prendono ma io proprio no."
Sorrideva, sembrava sereno.
"E allora perché vieni qui ogni giorno, porti tutta l'attrezzatura, ti fermi per ore..."
"Perché il mare mi chiama. E io, semplicemente, arrivo."

Quella frase, in fondo, avrei potuto pronunciarla io.
Il mare mi chiama ed io, semplicemente, arrivo. 
Una connessione silenziosa, che nessun altro sente se non noi povere anime che dal mare siamo attratti, inesorabilmente, giorno dopo giorno. E che di questa distesa azzurra, oggi piatta come in piena estate, a volte burrascosa come ogni notte di marzo, non possiamo fare a meno.

Siamo fatti di mare persino dentro, tra le costole, in fondo al sangue, giù per i polmoni. 
Brandelli di sale e di sabbia.
Ed io che son nata in collina, lontanissima dal mare, dovevo venir qui a sentirmi finalmente me stessa. 
Ci si ricongiunge sempre a ciò che ci appartiene.