lunedì 30 dicembre 2024

Fine Dicembre

 


Il freddo mi pungeva il volto, le mani. Le labbra sembravano mummificate.
Io però procedevo, incurante, certa che quel sole mi avrebbe scaldata presto.
Ed era effettivamente così. Difficili i primi tre o quattro chilometri, poi la temperatura un poco s'alzava e superate le zone completamente ombrose, tornavo a respirare.
Immersa in quella natura rossastra non m'importava di nient'altro. Poi arrivavo in paese, mi mescolavo alla gente, ascoltavo le musiche natalizie in filodiffusione, sorbivo un caffè lungo in un bar del borgo, chiacchieravo con qualche conoscente incontrato per caso.
Muovermi mi fa stare bene, la difficoltà a star ferma diventa sempre più pressante.
A volte qualcuno veniva con me. A volte ero sola ad ascoltare lo scricchiolio delle foglie sotto i miei piedi. La vita in campagna sa esser lenta ed esasperante, oppure vibrante e colorata se ci si immerge a fondo come a me piace fare.

Ho trascorso anche due giorni in Umbria, la regione che visito più spesso, quella che non mi stanca mai, che mi accoglie, che mi fa sua. Ed è come se nelle sue strade ci fosse qualcosa di mio, o nel mio sangue qualcosa di suo. Ci rivediamo ed è come essersi lasciati il giorno prima. Cambio città e visuale ma il paesaggio resta incantevole ovunque.
Ho scattato molte foto come sempre, anche con le mani anchilosate dal freddo, in fondo sicura che sarebbero state belle ugualmente. Le riguardo con un sorriso, felice di aver accumulato qualche altro bel ricordo da tenere a mente, esperienze a cui tornare col pensiero quando gli impegni torneranno a schiacciarmi.

Finisce questo 2024 e vedo un po' di nebbia all'orizzonte, la stessa che mi accompagna da un po'. Le ombre non si dipanano in un giorno o in una notte. E non basta che dicembre diventi gennaio.

mercoledì 25 dicembre 2024

E' Natale

 

Insomma il Natale sta passando anche quest'anno.
E' incredibile, no? con quale velocità ci sfugga davanti agli occhi dopo un'attesa che per qualcuno dura un anno intero. Non per me che sono adulta, a dire il vero, tuttavia quest'anno l'ho sentito di più, me lo sono portato dentro con più trasporto, con maggiore intensità.
Non so perché questo sia accaduto, forse avevo bisogno di quella magia e mi ci sono immersa fintanto che ho potuto. Si può esser bambini anche da adulti, in fondo, e io mi ci sento spesso.

E' bello fermarsi un attimo, ascoltare il silenzio della sera, entrare in una casa calda dove qualcuno che ti vuole bene ti aspetta, ti porge un regalo, e poi mangiare tutti insieme, ridere, magari guardare uno di quei film iconici che passano ogni anno, abbracciarsi, raccontarsi cose che durante l'anno sfuggono via senza che siano state dette.
Voglio bene alla famiglia del mio compagno. E sento che loro ne vogliono a me.
Con mio cognato a lavoro siamo in disaccordo ogni giorno e bisticciamo spesso. Eppure ieri accanto al suo regalo c'era un biglietto dolce che mi ha fatto sorridere, sentire il suo affetto. 
Nei prossimi giorni vedrò anche la mia, di famiglia. 
E si, il Natale è questo, in fondo. Condivisione di momenti, sospensione del tempo, dei pensieri, un po' di delicatezza che manca negli altri periodi.

Quindi Buon Natale a tutti coloro che oggi passeranno di qua.
Grazie per avermi tenuto compagnia anche in questi mesi, la vostra presenza è sempre preziosa.

domenica 22 dicembre 2024

Fuliggine

 

La pioggia cade lenta sotto questo cielo grigio di fuliggine.
Ne sento il peso ovunque si appoggi come se non fosse fatta d'acqua ma di pensieri insopportabili. 
Insormontabili, anche. 
Ad un certo punto non so neanche più se sia pioggia, se siano lacrime, se sia un po' di pioggia e un po' di lacrime. Forse invece sono stille di sangue e non se ne accorgerà nessuno perché nessuno calpesta questa strada vuota, oggi. 
Nelle case fervono i preparativi per il Natale, io stessa ho trascorso più di mezz'ora ad impacchettare regali per le persone a cui voglio bene.
Ma prima di farlo ho bevuto tutta l'acqua del cielo e il freddo mi è arrivato nella spina dorsale prima ancora che ne fossi cosciente.
Penso che nella vita di ciascuno ci siano momenti di totale sbandamento in cui si abbia la ferma percezione di viaggiare su una barca in rotta di collisione. Forse sopravvivi, forse invece muori e nessuno avrà ricordo di te, di te che sei finito in fondo al mare con quella carcassa di barca sulla quale viaggiavi.

Accendo una candela che mi tenga compagnia. Osservo le spirali del fuoco come se potessero scaldarmi, come se la sola visione di una fiamma bastasse a tenermi al sicuro dalle lame aguzze dei miei pensieri. 
La osservo tentennare, a volte, poi ergersi alta e sicura poco dopo.
Sono io, in fondo. Sono proprio io quella fiamma. 

mercoledì 18 dicembre 2024

Pagina Bianca

Quadro di Paolo Carnemolla.


I momenti nei quali avresti più da dire, spesso sono quelli in cui riesci a scrivere meno.
Ti blocchi. 
La pagina bianca diventa un buco nero che t'inghiotte. 
Non riesci a mettere in fila neanche tre parole una dietro l'altra, figuriamoci un discorso intero che abbia un senso compiuto. I pensieri non si allineano, si aggrovigliano su sé stessi, si attorcigliano come code di serpenti. Un po' cerchi di sbrogliarli, un po' decidi di guardarli da fuori, quasi assente, estranea, una sconosciuta che osserva qualcosa che non gli appartiene.
E loro lì, indisposti e indisponenti, a rider di te e dei tuoi tentativi di far chiarezza.

Allora semplicemente prendi atto del fatto che non tutti i pensieri siano fatti per essere compresi.
Che alcuni vadano solo pensati, ascoltati, osservati.
E che si vive anche senza quel mito della chiarezza assoluta, del nitido, del perfetto.
Si vive anche in mezzo ai grovigli, alle sensazioni astratte, ai momenti poco lucidi.

mercoledì 11 dicembre 2024

Incenso



Qualche pomeriggio fa...
Nell'aria un odore pungente di incenso, di veglia funebre. 
Un funerale stava per essere celebrato sul serio, di lì a poco, ma diverse vie più giù di quella in cui mi trovavo. 
Svoltai l'angolo e osservai la gente che si apprestava ad andar lì, ancora una volta stupiti di come la morte colpisca senza chieder conto a nessuno. 
Proprio lì di fronte, ancora parcheggiata nello stesso posto, l'Alfa Romeo nera di Angelo, anche lui morto d'infarto solo una settimana prima. E poi Claudio impiccato al soffitto di un capannone. Ed il vecchio in bicicletta di cui non ricordo il nome. 
E la giovane Selene fulminata di fronte alla figlioletta, improvvisamente, da un'aneurisma cerebrale.
Quanta morte si è aggirata fra queste vie in appena dieci giorni. 

Martedì 10 dicembre, ore 8:17.
Ci penso ancora mentre calpesto un suolo fradicio di pioggia, scuro, scivoloso. Ho le scarpe già pregne d'acqua, sento il freddo salirmi addosso da lì. L'ombrello non fa miracoli ed io sono un pulcino bagnato ancora troppo distante da casa. Mi sono allontanata parecchio, come sempre, e la strada diventa via via meno accogliente. Eppure sto bene. Questa pioggia non mi deprime, non mi abbatte, non mi fa sentire abbandonata e sola in mezzo al mondo come mi capitava da bambina.
Ho passato anni a sentirmi in quel modo lì, come se la pioggia potesse togliermi la protezione di qualcuno o di qualcosa. Espormi ai mali della terra.
Ora mi sento tranquilla, serena. Convinta di potermi proteggere anche da me.
E a trentanove anni forse era anche ora.

Rientro in casa completamente zuppa. Resto sull'uscio e mi spoglio lì per non sporcare in giro.
E mentre lo faccio, con la difficoltà di articolare le mani ghiacciate, mi viene da ridere.
Una risata di pancia, di quelle che fanno bene, che ti fanno scordare le piccole grandi avversità della vita.

martedì 3 dicembre 2024

In Grigio


L'autunno vero, quello a tinte un po' più cupe e fosche, qui è iniziato da tre giorni appena, anche se mi sembrano già trascorse due settimane.
Inizia a far freddo anche nelle ore diurne, non aspetta più che si faccia sera o che sia mattina presto.
Quest'anno l'autunno inizia quando è quasi inverno, forse diverranno un tutt'uno tanto da non poterli neppure distinguere.

Guardo il grigio del cielo e immagino l'azzurro poco oltre, coperto, come in letargo. 
Mi appaiono diverse le strade, le automobili che sfrecciano, trovo più accoglienti le luci soffuse dei bar lungo le strade. Allora a volte mi soffermo, ordino un caffè al banco, lo sorbisco lentamente mentre ascolto quel genere di rumori che mi è così familiare, così caldo e intimo. Non manco mai di scambiare due parole con chi quel caffè me lo prepara o con gli altri avventori. Proprio in questi giorni ho conosciuto un'elegante signora col suo grosso cane nero. Fanno colazione insieme, l'uno il prolungamento dell'altra.
Giusto il tempo di una capatina in toilette e sono già fuori. Riappoggio le cuffie alle orecchie, ricomincia la musica. 
Talvolta non la ascolto neppure, è solo un sottofondo amico, conosciuto. Altre volte canticchio piano mentre osservo il mondo e la vita degli altri, tenendomi in disparte.
Questa mattina mentre percorrevo chilometri di spiaggia isolata sono stata al telefono con mia madre per quasi un'ora. Non sono mai così lunghe le nostre telefonate ma oggi avevamo un po' di tempo entrambe e allora lo abbiamo trascorso insieme, così. Distanti ma vicine.

In casa ho addobbato presto per Natale, quest'anno. Ne sentivo l'esigenza, quasi il bisogno.
Ho addobbato anche il negozio e ogni tanto mi soffermo ad osservare il correr delle luci come farebbe una bambina di cinque anni. 
Persino il caffè pre-turno lo sorbisco in una tazzina di alberelli colorati accanto ad uno gnomo bianco e rosso di lana fitta. Quale sia la ragione di questo improvviso attaccamento alle mie decorazioni non lo so, però mi fa un gran bene e tanto mi basta.

Piove. Una pioggerellina leggera, fredda e umida. E' ora di riprendere i doveri.