La pioggia cade lenta sotto questo cielo grigio di fuliggine.
Ne sento il peso ovunque si appoggi come se non fosse fatta d'acqua ma di pensieri insopportabili.
Insormontabili, anche.
Ad un certo punto non so neanche più se sia pioggia, se siano lacrime, se sia un po' di pioggia e un po' di lacrime. Forse invece sono stille di sangue e non se ne accorgerà nessuno perché nessuno calpesta questa strada vuota, oggi.
Nelle case fervono i preparativi per il Natale, io stessa ho trascorso più di mezz'ora ad impacchettare regali per le persone a cui voglio bene.
Ma prima di farlo ho bevuto tutta l'acqua del cielo e il freddo mi è arrivato nella spina dorsale prima ancora che ne fossi cosciente.
Penso che nella vita di ciascuno ci siano momenti di totale sbandamento in cui si abbia la ferma percezione di viaggiare su una barca in rotta di collisione. Forse sopravvivi, forse invece muori e nessuno avrà ricordo di te, di te che sei finito in fondo al mare con quella carcassa di barca sulla quale viaggiavi.
Accendo una candela che mi tenga compagnia. Osservo le spirali del fuoco come se potessero scaldarmi, come se la sola visione di una fiamma bastasse a tenermi al sicuro dalle lame aguzze dei miei pensieri.
La osservo tentennare, a volte, poi ergersi alta e sicura poco dopo.
Sono io, in fondo. Sono proprio io quella fiamma.
Un cielo grigio di pioggia e una candela accesa diventano due luoghi comuni, nel senso migliore del termine di immagini simbolo in cui ognuno può identificarsi. E messi così ai due estremi del post sono i poli, positivo e negativo, del nostro essere fatti di elementi contrapposti (e solo grazie a questi funzioniamo)
RispondiEliminamassimolegnani