mercoledì 28 agosto 2024

Confini




Sono in vacanza.
Sta per finire, in realtà.
Sono rimasta nel centro della penisola, spostandomi di regione in regione.
Ora sono di nuovo sulla costa, ma quella opposta rispetto alla mia.
L'alba qui nasce sul mare, come da me il tramonto. Ed io mi alzo presto, mi scaravento giù dal letto e nell'arco di venti minuti scarsi sono lì ad osservarla.
Ha colori tenui, qui. Delicati. La osservo nascere senza alcuna violenza, senza il pianto tipico dei neonati al primo vagito. E' pallida, si fa guardare con tenerezza.

Mi sto riposando, nonostante i soliti chilometri percorsi a piedi, che non mi faccio mancare mai, in nessun luogo e in nessuna stagione.
Ma la vera costante di queste vacanze è stato il caldo. Umido, appiccicoso, a tratti insopportabile.
L'ho vissuto proprio male quest'anno. Per certi versi mi è sembrato più asfissiante, per altri credo che crescere d'età significhi anche ridurre la tolleranza per tutto quel che ci sarebbe da tollerare.
Mal sopporto anche la mia stessa immagine. Mi guardo allo specchio ed in questo periodo mi piaccio meno di quanto vorrei. Mi vedo più matura di quanto mi senta.
Penso che dovrei esserlo anche spiritualmente, concettualmente. 
E invece no, per certi versi mi sembra di non crescere affatto. Di essere ferma impantanata nei miei limiti, come se fossero sabbie mobili nelle quali avanzare con tanta fatica per non poi non riuscire a spostarsi di un millimetro. Sono lì, immersa in quei confini putridi, e da essi non mi muovo.

giovedì 22 agosto 2024

Rosso Sangue


C'è un tramonto delicato questa sera. Di colori tenui, appena accennati.
Un cielo fioco che si dipinge appena, forse timido, forse svogliato.

Sono tornata a casa mia, ho degli appuntamenti da onorare domani.
Mia madre non voleva che me ne andassi, papà era un po' assente ma si è lamentato blandamente anche lui.  
Qui in casa ho fatto quello che c'era da fare, ho trascorso due ore da sola ad ascoltare il silenzio, in uno stato d'animo strano che non so definire.

Sto onorando il riposo prima che la tregua finisca.
E guardo tutto senza guardare niente, così come adesso scrivo senza realmente dir qualcosa.
In questo son diventata maestra ormai. Quante parole vuote, quanti giri in tondo senza raggiungere alcuna meta. 
Mi sento triste questa sera e non so perché.
Mi sento vuota come se avessi scavato le mie interiora, come se le avessi messe su un vassoio e fossi rimasta solo involucro. Ed ora son qui che le osservo, vedo pezzi di intestino che avvolgono il fegato e il sangue cader giù dal tavolo e formare una pozza rossa sul pavimento di cotto.
C'è anche il cuore lì in mezzo ma non lo scorgo. 
Questa visione truculenta mi repelle ma non riesco a distogliere gli occhi. Eppure dev'esser da qualche parte, sento che non è rimasto qua dentro.
Dev'esser lì insieme ai polmoni e la milza, ma per quanto guardi, non riesco a trovarlo.
Allora con le mani rimetto tutta quella roba lì dove l'avevo tolta, ma senza alcuna cura.
Le mani diventano presto così sanguinarie che sembra io abbia ucciso qualcuno. E invece è tutto mio questo sangue, miei questi pezzi di carne che sto ricollocando dentro il corpo senza occuparmi di ridar loro un giusto posizionamento. E allora magari il fegato è finito appena sotto lo sterno. E l'intestino ora si aggroviglia al di sotto della gola. Ma il cuore no, non c'è davvero. E' sparito, scomparso, mi ha lasciata qui con i miei organi ricomposti alla rinfusa e queste mani rosso sangue che non so più dove pulire.

lunedì 19 agosto 2024

E quindi




Una leggera febbriciattola. 
La voglia ed il bisogno di non fermarsi, nonostante la sua presenza. 
Fingere di non sentirla, sovrapporla alla calura estiva.
Curare il mal di gola al meglio che si riesce.

Sono stati tre giorni splendidi ma anche molto stancanti.
Chilometri macinati su una terra amata e sotto un sole cocente. L'odore acre del sudore come compagno molesto e fastidioso. Poco riparo, ristori sporadici. 
Ed è venuto a piovere solo nel momento in cui più avrei voluto poter girare, vedere, immergermi nel luogo. Quando poi son tornata a casa dei miei genitori ho trovato un clima pesante, difficile, teso. 
Da una parte la felicità di poter stare un po' con loro, dall'altra il desiderio di fuggire via, da sola. 

Ed ora son qui, in casa loro.
Il cielo cambia volto più volte al giorno ed il caldo ancora si appoggia su ogni cosa.
Il frinire delle cicale accomuna la notte al giorno, confondendole.
La natura è rigogliosa in alcuni punti e arsa dal sole in altri. Come bruciata, spenta. 
Me ne sono scappata via poco dopo la sveglia, la colazione già resa pesante dai loro malumori. Anche la presenza di mio fratello, che avevo tanto agognato, è diventata mefitica. 
Avevo dimenticato questa seconda faccia della medaglia, ricordavo solo la gioia.
Ho camminato a lungo, prima in mezzo ad un verde che conosco quasi quanto le mie tasche, poi al centro del paese squadrata a vista dagli astanti. Soppesata, osservata. 
Ma non me ne importava. Stavo bene. Sto sempre bene quando cammino in compagnia di me stessa.

E quantomeno ora sono libera dal lavoro, almeno per qualche giorno.
Libera di potermi alzare più tardi, anche se finora non sono mai riuscita.
Libera di pulire meno, anche se lo faccio pure qui.
Libera... si, dai. Libera.

domenica 11 agosto 2024

Amir



Un caffè preparato con la moka, lentamente.
L'aroma che si diffonde veloce nella piccola cucina.
Quindi una tazzina vintage.
Un cubetto di cioccolato fondentissimo.
Un libro di poesie.
Ed una calura estenuante che si propaga sul terrazzo come una maledizione. 
Però mi piace questo silenzio, se fingo di non sentire la musica romena dei nuovi vicini. 
La copro col pensiero, la escludo.
Voglio che non ci siano rumori a coprire questo momento, la delicatezza di questa semi solitudine.

Apro l'agenda, scrivo appunti per i prossimi giorni.
Soffro questo caldo osceno anche quando cerco di concentrarmi su altro. 
Poi ripenso alle parole di Amir, alla sua alzata di spalle.
"E' agosto".
Come a dire: che si pretende? a che serve lamentarsi tanto? è nell'ordine delle cose.
E' un ragazzo saggio, sempre sorridente. Lavora sotto il sole ma non l'ho mai visto arrabbiato, dispiaciuto, preoccupato. Vive un giorno alla volta, magari è pieno di sogni che non racconta a nessuno, costruendoli piano con la meticolosa laboriosità di una formica.
Mi sono resa conto che le persone che stimo di più non ricoprono mai alti ruoli, non guadagnano cifre da capogiro, non guidano auto costose e non vivono nelle mega ville.
Le persone che stimo di più hanno lo stesso sorriso aperto di Amir.

martedì 6 agosto 2024

Una Mattina



Ti svegli presto, esci di corsa il prima possibile.
Cerchi una brezza che non trovi, una frescura che è ormai dispersa da oltre quaranta giorni.
Tuttavia prosegui, vuoi l'asfalto sotto i piedi, vuoi il cielo azzurro sopra la testa, vuoi prendere il caffè nel solito bar di amici e poi raggiungere il mare, guardarlo da vicino, calpestare più sabbia che si possa.
Scatti qualche fotografia, parli con tua madre al telefono, spegni la musica che ormai ti infastidisce anziché esserti di compagnia. 
Un giro veloce al mercato, non compri niente a parte due ciotoline che non ti servivano neppure.
Guardi gli aerei vorticare nel cielo, i gabbiani appoggiarsi chiassosi sui tralicci della corrente. 

Gli animali del circo non ci sono più. Portati via tutti prima che iniziassi il turno.
Non so perché pensavo che mi avrebbero attesa per un saluto, che personcina stupida che sono a volte. Mi capita di dare per scontate cose che non hanno alcun senso. 
La loro vista mi ha fatto tenera allegria per una ventina di giorni, erano così belli e bizzarri che di rado riuscivo a staccare gli occhi. Ora il campo è rimasto quasi vuoto, hanno lasciato solo un grosso cumulo di letame. 

Ed io aspetto le ferie come una benedizione che tarda ad arrivare.
Sono stanca, provata dal caldo, dall'afa, dall'umidità incessante. Ma soprattutto da un anno tosto, come in fondo lo sono tutti. Mi riscopro a desiderare semplicemente il silenzio, le cosce nude su un letto fresco, l'oblio, l'indifferenza per il mondo.

giovedì 1 agosto 2024

Certe Notti

 


In un mare di notti lievi, ci sono anche notti dure come pietre.
Notti assassine, che uccidono anziché rinfrancare.
Notti che ti fanno alzare esangue, pallido in volto, con le ginocchia molli ed il sorriso spento.
Notti che non riesci a far fuori neanche al mattino, quando cerchi di scrollartele di dosso e invece loro son lì, dolorose ed infrangibili.
Notti in cui potresti girarti e rigirarti mille volte senza trovare ristoro ma sei su uno scomodo divano e girarsi troppo non si può.
Non si è accorto che te ne sei sgusciata sopra per non svegliarlo.
L'aria mefitica della mansarda che ti chiudeva il respiro.
Il cuscino piccolo, molle, di solito inutilizzato. 
L'asfissia di pareti bollenti dopo giornate di fuoco rosso ed accecante.
E adesso ti senti un esserino mezzo morto e mezzo vivo costretto a fingere una vitalità che non possiede.
Adda passà a nuttata, diceva qualcuno. Per fortuna passa sempre.