Io nei confini ci credo.
E non parlo di terre, di Stati, di geografia.
Parlo di confini personali.
Credo fermamente nel fatto che ciascuno di noi debba difendere i propri dall'invadenza della gente, dalla mancanza di buonsenso, dagli eccessi che non gli appartengono, dalle domande inopportune, dai gesti impropri, dalla poca sincerità.
Negli anni ho eretto confini alti come mura. Gli ho costruito porte dalle quali uscire liberamente e finestre ampie da cui osservare il cielo.
Una compagnia qualunque non mi è mai interessata.
Una compagnia qualunque non interessa mai chi sa star così bene anche da solo.
Un tempo non troppo lontano ho sofferto nel vedere persone che non stimavo voler entrare a tutti i costi laddove non erano state invitate. Con violenza hanno cercato di gettar giù portoni, scardinare travi, calpestare aiuole di cui mi ero presa tanta cura.
Lo hanno fatto con tutta la prepotenza di chi pensa d'essere nel giusto o di chi non pensa proprio.
Oggi a lavoro una signora lo ha fatto di nuovo.
E se i suoi occhi avessero potuto lanciar coltelli, a quest'ora sarei tre metri sottoterra.
Non ho reagito questa volta. Ho preferito che si stancasse e se ne andasse.
Accanto a me c'erano un amico e suo figlio venuti in visita. Erano più arrabbiati di quanto fossi io.
Avrebbero voluto prenderla per il collo e sbatterla fuori di peso.
Ma io me ne sono rimasta immobile, facendomi scivolare addosso la sua pesante invadenza, semplicemente annoiata di doverla ascoltare.
Quando poi se n'è andata, indispettita di non essere arrivata dove avrebbe voluto, ho guardato i miei amici incazzati e ho riso dei suoi vani tentativi di colpirmi.
L'episodio di questo pomeriggio mi ha ricordato che quei confini hanno per me un valore altissimo e che non mi svenderò mai per la curiosità morbosa di qualcuno. Che non sarò mai terra di conquista per chi non mi piace. E soprattutto, che son cresciuta. Non ho graffi oggi, neanche uno. Non mi sono lasciata scarnificare.