La sveglia presto.
Il sonno che mi si impiglia agli occhi e ai capelli mentre cerco di sfuggire alle lusinghe del letto.
Una colazione consumata in silenzio, che ormai mal sopporto persino il vociare della radio.
E poi lavarsi, vestirsi il meno possibile, asciugarsi il sudore sulla fronte ancor prima di uscire di casa.
Un cielo caliginoso e basso, grigio senza nuvole, un sole nascosto dalla coltre.
Salutare le donne che incontro lungo la strada, il tempo di un sorriso, poi semplicemente correre via, sfuggire.
E poco dopo sentire la pioggia cadermi addosso e fregarmene, continuare ad andare, attendere quasi con trepidazione la prossima goccia, pur sapendo che sarà piena di sabbia rossastra.
Ho provato piacere in quei cinque minuti sotto la pioggia. Nel vedere l'asfalto annerirsi, nel sentire l'acqua scorrermi sulle braccia nude.
Ci sono momenti in cui adoro il mio corpo come un tempio, altri in cui fatico persino a toccarmi.
Ma in questi giorni in cui la mia pelle inizia a colorirsi un po', come frutta sugli alberi, vorrei solo baciarla e dirle: ti amo, sei mia. Imperfetta e bellissima come sei.