lunedì 27 ottobre 2025

Vorticare




Sorseggio il mio caffè con perizia, con cura metodica.
Il sole invade il terrazzo in un calore che mi inebria, che mi implora di chiederne ancora. 
Sui piedi nudi quel fascio di luce crea una sensazione di calore che è pura meraviglia.

Mi sono alzata presto anche oggi, ho fatto colazione. C'erano i biscotti che mamma prepara ogni volta che andiamo lì, un po' per me, un po' per il mio compagno.
Un tempo quei dolcetti semplici li guardavo senza quasi vederli, non riuscivo a metterli in bocca.
Poi mi sono diventati familiari, quasi innocui. E lei è felice di vedere quanto li apprezziamo.
E' amore che ci inietta direttamente in gola.

Poi sono uscita, ho raggiunto il mare. Non c'era nessuno, neanche la solita signora col cane. 
Ho avuto freddo, poi caldo, poi me ne sono andata via.
E arrivata a casa non me ne sono stata ferma un attimo, la solita trottola che trova insopportabile la stasi. 
Fra poco inizierò il turno, assaporo ancora un po' di questo silenzio, prima che le voci, gli schiamazzi, le richieste e i discorsi prendano il sopravvento. Per ore.

Qualcuno già parla del Natale.
Proprio a me che ieri, al calar della notte così presto, è venuto un conato di vomito nel pensare che i prossimi mesi saranno contraddistinti da questa penuria di luce.
Soffro questo cambio d'orario, lo soffro tutti gli anni. 
Calpesterei il mondo incazzata nera se solo questo servisse a qualcosa. 

Sabato sera pensavo di dover andare in ospedale. 
L'allergia alimentare mi stende al suolo almeno una volta l'anno. Basta una minima contaminazione per correre rischi ai quali non voglio neanche pensare.
Questa volta il mio compagno m'è rimasto vicino sul letto, lo sentivo respirare silenzioso lì accanto. Aspettava che il medicinale facesse effetto, sentiva i miei lamenti che avranno ucciso un po' anche lui. 
Come lava la sostanza incriminata mi attraversava il tubo digerente e tutt'intorno la stanza scompariva, restavano solo quel dolore, quella paura, quei brividi di freddo. La bocca che si gonfiava, gli arti che s'irrigidivano, le vertigini che non mi tenevano in piedi.

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