Giorni in cui il tempo si è fermato un po'. Dilatato. Esteso.
L'ho visto espandersi mentre mi contraevo, mentre prendevo distanza, mentre chiudevo gli occhi e imparavo a respirare diversamente.
Non mi sono mai allontanata molto. Una regione vicina piena di natura incantevole, solo per tre giorni. Poi altra natura nella vecchia casa familiare. Qualche lago. I colori di case tinte di fresco. I portoni in legno grezzo che tanto mi attraeva ritrarre.
E nel mezzo un mare di confusione lavorativa che il mio compagno cercava di arginare, senza poterci riuscire, senza poter neanche condividere con me quei luoghi che stavo vivendo.
Problemi che si accavallavano, che tuttora si ergono di fronte a noi fino a farci boccheggiare.
Le mie fughe continue.
Perché esserci avrebbe appesantito entrambi e allora ho provato a vivere il più che potessi, insistentemente. Ho alternato i mal di pancia da stress con lo sport, il sudore, la musica, le persone, i biscotti di mia madre, il gusto aspro della frutta sulla lingua, gli animali che incontravo, i tanti caffè nei bar più intimi che potessi trovare, il senso di meraviglia che non m'abbandona mai.
Si può essere felici quando una parte della tua vita ti fa sentire in bilico?
Si può, tutto sommato. Ci si riesce in quei momenti in cui esiste solo quel lembo di presente, come se fosse un lenzuolo bianco e fresco sopra cui stendersi e trovar refrigerio quando il caldo umido diventa insostenibile.
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