sabato 13 dicembre 2025

Rarefatto

 

Questa mattina il cielo era bianco e rarefatto. 
Un'umidità leggera impregnava l'aria increspando i miei ricci scuri. 
Sul mare calmo, dove neppure un'onda sottile viaggiava lieve, piccole imbarcazioni si contendevano l'orizzonte.
Era un orario diverso dal mio abituale. E infatti c'era gente dove solitamente vago sola e pensosa.
Come me passeggiava lenta godendo quel poco calore che arrivava, quasi come una benedizione, dai rari raggi solari che ci si scioglievano addosso.
Avevo l'ardire di pensare che il cappotto lungo che avevo indossato potesse regalarmi una qualche sorta di invisibilità. Forse era così che volevo sentirmi, una macchia in mezzo ad altre macchie, niente che si dovesse osservare con cura. 
E invece mi guardavano, sentivo addosso gli sguardi della gente. Sguardi che non ricambiavo, del tutto incurante di quello che mi accadeva intorno.
Sentivo la vita brulicare su quelle mattonelle del lungomare ma come spesso mi succede, io ero altrove, non so neanche dove, ma non ero lì in mezzo a loro.
Mi accorgevo del mare, dei gabbiani che volavano rumorosi sulla mia testa, dei cani che si rincorrevano sulla sabbia. Ma della gente no, come se fossero presenze di cui potessi fare a meno. Le nostre vite non si stavano scontrando, eravamo solo nello stesso luogo, ciascuno immerso nei pensieri suoi.

E poi improvvisamente, del tutto inaspettato, il sole sbucò potente da una di quelle nuvole fitte colorando d'oro tutto ciò che avevo intorno.
Sorrisi.
Una canzone triste mi si appoggiava alle orecchie. La spensi.
Non volevo avere niente a che fare con la malinconia.


"Una morte dolce.
Come una mosca che affoga nel miele."
(cit).

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