L'umidità cala come una coltre sopra ogni cosa.
Ci travolge, non ci fa tirare il fiato.
Se il caldo, qui, non venisse aggravato da questa cappa umida forse potremmo vivere decentemente. Forse. Ma questa è una visione d'inferno.
E allora ci aggiriamo come zombie nelle vie, inerti e inermi, cercando un approdo momentaneo.
Al mattino esco prestissimo ma non c'è aria respirabile.
E allora anche fare sport diventa un lavoro come tutti gli altri, non c'è più quella gioia serena, quel vagare appagante. Siamo ombre irriconoscibili di noi stessi.
Sono stata da mia madre ieri. E' tornata a casa dopo oltre un mese d'ospedale e per la prima volta dopo l'operazione ho potuto vedere la grande cicatrice che ha addosso e che non l'abbandonerà più. Un pezzo di storia, la pagina di un libro, un capitolo che non verrà dimenticato.
Ha dolore, non si muove bene, tutto è diventato complicato.
E in casa c'è sempre un clima estremamente pesante, una coltre che somiglia a quella descritta pocanzi e che ricopre l'umore di tutti, lo riveste come un cappotto di fustagno.
Le mie ferie non inizieranno prima di due mesi ma il pensiero di passare qualche giorno lì, stavolta, non mi fa stare bene. Mi opprime.
Anche in passato ho provato questa sensazione ma solo ora riesco a darle un nome, una forma, una rilevanza di cui non voglio provare vergogna. Anche i sentimenti negativi possono, e anzi dovrebbero, essere espressi.
Ieri ricorrevano due anniversari speciali.
In primis il compleanno del mio compagno. In secundis, ho festeggiato mentalmente dodici anni dal mio trasferimento qui in zona di mare.
E mai come ieri, mentre ero in casa con la mia famiglia e il nodo in gola si allargava a macchia d'olio, mi sono resa conto di quanto proprio quel trasferimento mi abbia salvata.
Se avessi continuato a viver lì non sarei mai diventata la persona che sono. Che non sono niente di che, figuriamoci, però sono me stessa. Lì dentro sarei perita a poco a poco, dentro il guscio esterno di questa personcina non sarebbe rimasta che amarezza.
Si può volere un mondo di bene alla propria famiglia eppure avere il bisogno di starle lontano per respirare a pieni polmoni. E' tutto molto disfunzionale lì dentro e porre una distanza geografica tra me e ciò che è racchiuso fra quelle pareti è stata la scelta migliore che potessi fare.