lunedì 28 aprile 2025

E Sono Mille Papaveri Rossi

 

Quando mi chiedono a che fiore assomiglio, sul serio io non ho dubbi.
Senza tentennare rispondo: un papavero.
Una macchia rossa sull'asfalto, a ridosso delle strade, in mezzo all'erba alta. 
O su quei prati vastissimi, dove l'orizzonte sembra non arrivare mai.
Una macchia rossa che non si nasconde ma si distingue, incurante di quanto delicati siano i suoi petali sottili.
Esposta al vento, alle intemperie, uno stelo filiforme che oscilla sotto una fulgida capigliatura.
Ce ne sono di fiori più belli, altroché.
Ci sono le rose, regine di ogni giardino che si rispetti.
Ci sono le ortensie: opulenti, formose, elegantissime.
Le dalie. 
I tulipani.
I garofani.
Le calle.
I gigli.
Le peonie.
A ben pensarci, ciascuno di questi fiori è più amato di un papavero.
Ma al papavero non importa.
Il papavero cresce senza chiedere permesso, si ostina tra le fessure, si circonda solo di altri come lui. 
Non ha bisogno di essere coltivato, si coltiva da sé. 
E vien su già coloratissimo, un turbine di sensazioni violente che durano appena una manciata di settimane. E poi muore, sembra estinguersi, semplicemente finisce.

mercoledì 23 aprile 2025

Come Lui

 


Vedo l'uomo parcheggiare dall'altra parte della strada.
Per venir qui deve attraversare due strade ad alta percorrenza.
Mi accorgo di trattenere il fiato.
Riesce ad attraversare la prima. Sospiro. Poi anche la seconda.
E' qui davanti ora. Sano e salvo.

E' invecchiato molto negli ultimi mesi.
Ma ha sempre quel piglio preciso che tanto mi ricorda mio padre.
Poi sfarfalla un po'. Lo ammette.
Come papà, ieri.
Mi rendo conto di quanto struggimento provo dentro. 
Del desiderio che provo di volerlo abbracciare. Chiedergli quanti anni ha.
Più vicino agli ottanta che ai settanta, sicuramente.
Come papà, anche questo.

E' una persona particolare.
Le prime volte che mi capitò di servirlo, in negozio, provai una forma di antipatia.
Ma poi, conoscendolo man mano, mi resi conto di quanti punti in comune aveva col mio genitore.
E da quel momento provo la necessità di aiutarlo, di essere ancor più amabile con lui.
E spesso mi viene il pensiero che qualcuno, altrove, possa tentare di fregarlo.
Approfittarsi della sua vulnerabilità.
Come a papà, appunto.

Ora che mia madre ha così difficoltà a muoversi papà la sta aiutando moltissimo. E lei piange perché nota quanta fatica lui stesso provi nel farlo.
Si sforza, non le fa pesare nulla. Fa cose che non ha fatto mai. 
Ha cura di lei. 
Incredibilmente sembra che la stia amando più ora che in tanti anni insieme.

martedì 22 aprile 2025

Foglie d'Agrume




Non vedevo i miei cugini da Natale. 
La distanza può essere brutale, a volte. Certo con le belle giornate ci sarà qualche occasione in più per stare insieme. Come ieri.
Dopo una Pasqua tranquilla, che per me ha significato lavatrici e sport sia al mattino che al pomeriggio, ieri ce ne siamo andati in campagna. 
Una grigliata fra le piante di mandarini e limoni, calpestando margherite ed erbetta fresca. 
Un panorama da sogno, verde e rigoglioso, accecante nella sua bellezza.
Siamo stati bene.
Mio padre ha raccontato le solite barzellette strane che fanno ridere solo lui ma che alla fine strappano un sorriso a tutti per la loro stramberia. Si fa prendere in giro volentieri, non se la prende. Per lui è sufficiente che ci sia un clima allegro, che ciascuno di noi sia seduto al suo posto.
Anche mia madre era serena. Deve fare gli ultimi controlli, poi a breve partirà per una regione lontana per la sua operazione ed il lungo post-operatorio. Difficile prevedere come se la caverà mio padre da solo tutto il giorno e so che per lei questo è un pensiero forse ancor più tedioso della sua stessa salute.

Ma non voglio pensare a questo.
La giornata di ieri, nella sua rinfrancante semplicità, ha scaldato i cuori di ciascuno di noi.
Mi è stata regalata la cioccolata fondente 100% che mangio sempre. 
Ho fotografato fiori, ascoltato un intero sciame di api impollinare una pianta d'agrume. 
Guardato il fuoco contorcersi fra i pezzi di legno con volute meravigliose ed incandescenti. 
Abbracciato mio fratello ogni volta che mi era a tiro.
Accarezzato spesso il mio compagno seduto accanto a me.
Ascoltato mia nipote parlare del suo ex storico ancora e ancora, come a non volersi più scrollare quel passato di dosso. 
Osservato l'erba crescere veloce ai primi raggi di sole dopo giorni di pioggia.
E sono stata bene. 

mercoledì 16 aprile 2025

Unghie di Strega

 


Dopo aver tanto vagato, col vento forte che mi sbalzava via ad ogni curva, mi sono fermata un minuto a ridosso di una staccionata di legno. Solo un minuto, uno solo.
Appoggiata lì ho osservato le unghie di strega fucsia risalire lungo quel tratto di spiaggia con la solita tenacia delle piante infestanti. Sono le prime che fioriscono, quest'anno, e sono belle proprio come ogni anno. Ce ne sono anche di gialle, altrove, ma non su quel tratto.
Si andavano mescolando alle reti dei pescatori, alle ancore abbandonate, alle funi, ai colori azzurrini rossi e blu del piccolo porto. I grossi pescherecci erano tutti lì, ad aspettare giorni migliori, che mettersi in mare con quel vento lo farebbe solo un pazzo. 
Ed io mi sentivo un po' pazza ad essere lì da sola, falciata dalle folate, fiorellino indifeso che in realtà si difendeva benissimo. Non so a che pensavo in quel momento, forse non pensavo a niente ed ero solo intenta ad osservare quell'angolo di bellezza solitaria e piena di colori fulgidi e vivissimi. 

C'è tanta solitudine nella mia vita ma è una solitudine cercata, agognata, rincorsa.
Sono uno di quegli esseri umani che lavorando costantemente a contatto con gli altri, ridendo parlando e scherzando per ore intere, quando poi esce di lì necessita di ripulirsi dalle scorie.
Vado a cercare il silenzio, la natura, l'oblio.
Vado a cercare me stessa dove so di potermi trovare.
E a volte mi trovo in un filo d'erba, altre nel vengo aguzzo, nella pioggia, in un fiore appena sbocciato, in un tratto di strada poco battuto, a ridosso di questo mare che m'accoglie come una figlia e non mi fa domande. 

lunedì 14 aprile 2025

Muri Altissimi



Sono anni che mescolo le piante grasse di Patrizia ai miei tanti gerani fioriti, in terrazzo.
Ma Patrizia è morta alla fine di gennaio ed io lo seppi appena qualche giorno dopo, trovandomi di fronte al suo manifesto mortuario, proprio al termine di questa lunga via.
Piansi dietro gli occhiali da sole, mescolandomi alla gente indifferente. E forse il sole quel giorno non c'era neppure, poteva essere una mattinata umida e fredda di febbraio, come ce ne sono state molte altre.
Non eravamo amiche, ci conoscevamo appena.
Però lei entrava in negozio col sorriso, scambiavamo battute come se ci conoscessimo da sempre.
Ammiravo la sua lunga treccia, le unghie forti, la faccia rugosa ma cordiale. 
A lei piaceva semplicemente il mio sorriso, credo. 
E ogni tanto se ne veniva lì, senza un motivo, e mi lasciava piante da piantare.
A volte le mettevo a dimora già il giorno dopo, altre le spartivo con mia madre perché erano troppe.
E adesso su questo terrazzo vivono tante piante bellissime, che amo e con cui parlo ogni giorno. Alcune sono mie, le compro da Ahmed, le coltivo con dedizione. Altre sono alberelli che ho fatto crescere da quei piccoli cespuglietti che mi aveva dato lei.
Mi manca Patrizia. Mi manca quel sorriso spontaneo. Che magari stava male da mesi e nessuno lo sapeva perché lei rideva sempre, il dolore se lo teneva sempre nascosto da qualche parte, ma di certo non le arrivava in volto.
Si incontrano poche persone speciali nella vita. O forse sono tante ma quelle di cui ci accorgiamo sono davvero una manciata. E lei era una di quelle, credo.
Così bella da regalare piante ad una ragazzetta qualunque, portandole in dono anche un po' di felicità.
Che prendersi cura di qualcosa è un po' come imparare l'amore. Un passo alla volta, giorno dopo giorno, si possono costruire muri altissimi.

giovedì 10 aprile 2025

Corridoi Silenziosi

 

Uno di quei giorni in cui me ne starei in silenzio da qualche parte, coperta da un mantello invisibile che mi nasconda alla vista della gente.
Quieta, almeno all'apparenza, distante e sottile come la foglia aguzza di un albero alto. 
All alone with myself.
E invece devo stare tra la gente, sorridere, parlare, chiedere, rispondere.
Non c'è scampo per il mio bisogno di fuga, devo essere presente.
Non ci si può sottrarre. Non si può semplicemente andare via.

Si avvicina la Pasqua.
Si avvicina anche l'operazione di mia madre in una città troppo lontana da poter raggiungere con i miei orari, con la mia vita. 
Si avvicinano inesorabili e più si avvicinano, più vorrei scappare.
Non voglio tavole imbandite, persone, chiacchiere, cibo. Non voglio festeggiare feste che non sento mie, che non m'appartengono. La solita rappresentanza vuota che nulla ha a che fare con me. 
Non voglio neppure immaginarmi a lavoro mentre mia madre è su un letto operatorio e poi in una stanza che non è la sua, in mezzo a gente che non conosce, che non la possono assistere come farei io. 
Stamattina piangeva al telefono, piena d'ansia, ripensamenti, sensazioni dolorose che l'attraversavano. 
Un po' ho cercato di consolarla, un po' sapevo che qualcuno avrebbe dovuto consolare anche me.
E papà così svanito.
Sospiro.

Il caffè è amaro come sempre.
Chiudo gli occhi e mi lascio avvolgere da questo breve attimo di piacere.
La stanza è vuota, ospita me sola.
Dura solo un istante questa piccola gioia che profuma di chicchi tostati e che un po' m'accarezza un cuore pieno di buchi che non so riempire.

giovedì 3 aprile 2025

Raro

 

Ancora così raro incontrare qualcuno sulla spiaggia, al mattino presto.
Sono tuttora praticamente sola con i gabbiani, i pescatori, lo sciabordio delle onde.
Assaporo a fondo ogni mia piccola sensazione, l'annuso come si fa con l'aria di casa, quella che non ci stanca mai, che ci fa sentire accolti.
Osservo i primi lavori procedere negli stabilimenti o presso i ristoranti chiusi in inverno che dovranno riaprire tra poco. 
Assi ridipinte di fresco, porte divelte messe a dimora, finestre tornate al loro posto, immondizia gettata via. Tutto procede inesorabile verso la ripresa della stagione. E allora si che arriverà gente, che questo luogo solitario che ho vissuto da sola per così tanti mesi riprenderà a ripopolarsi.
Non mi manca la gente, non mi è mancata mai.
Quel silenzio è per me vitale, preziosissimo, terapeutico.
Forse non sono ancora pronta a spartire con altri tutto questo, dunque spero che avverrà a poco a poco, quasi a darmi il tempo di accettare. 

Ho avuto qualche difficoltà a mangiare, i giorni scorsi.
Non mi succedeva da tempo, sono ufficialmente guarita da un bel po'.
Son stati dieci giorni strani, ho rivissuto vecchi momenti. Tutto il cibo mi è sembrato nemico, una poltiglia putrida pericolosa da mettere in bocca.
Poi ho ripensato a mio fratello. A quella volta in cui a casa dei nostri genitori, mentre si parlava di tutt'altro, improvvisamente disse che il periodo più oscuro della sua vita è stato quando non mangiavo. Oscuro, disse proprio così. In quel momento era buio anche in volto.
Sospirai. Non mi ero neppure accorta di avergli dato quel dolore.
Sospiro anche adesso. Scusami fratello mio.

martedì 1 aprile 2025

Ridere

 

Improvvisamente abbiamo ripreso a ridere insieme.
Come facevamo una volta.
Di pancia. In modo del tutto sconclusionato.
Senza pensieri.
Quelle risate che ti partono da dentro e non te ne importa se escono rumorose, sguaiate, da sentirsi male. 
Che poi è così che mi innamorai di te.
Ridendo.
Non c'è nessuno al mondo con cui abbia riso come con te.
Mai, in nessun posto, in un nessun momento della vita.
Grazie per quegli sprazzi di faccia da monello che mi riservi e che mi sono mancati così tanto.
Non hai idea, sul serio, non te lo puoi proprio immaginare.
Ti prego fallo ancora, di nuovo, sempre.
Ridi con me. Di me. Per me. Ma ridi e sii felice.