L'uomo se ne stava seduto su una piccola sedia di legno, che neppure lo conteneva tutto, nell'unica parte assolata del suo giardino.
Tutt'intorno piante e cespugli, erba incolta, qualche fiore sporadico, un'ombra piena come di radura.
E lui lì in mezzo, a fumare, in completo silenzio.
Non c'era neppure il cagnolino bianco che si porta sempre appresso.
E pensava, pensava. Si vedeva che pensava. Era completamente assorto, un tutt'uno col sole che lo benediceva, le volute di fumo della sua sigaretta e l'erba alta sotto le sue scarpe.
E' una casa particolare, la sua. Non che l'abbia mai vista dall'interno, ma da fuori sembra la piccola dimora di una fiaba. Oltre il cancello di ferro battuto più grande, da cui far passare la sua automobile gialla, ce n'è uno piccolino di legno. Travi ormai consunte, scolorite, sulle quali a giugno fiorisce una bouganvillea rossa che fotografo ogni anno. Sempre uguale, sempre lei. Quasi una foto segna tempo.
Il giardino è piccolino ma sembra contenere storie intere, pagine di libri ingialliti dagli anni.
E sembra tutto così nascosto, così poco interessante, che si potrebbe passare oltre senza accorgersene neppure. E invece io guardo tutto questo ogni volta, quasi rapita, e prima di oggi non m'era mai capitato di osservare la vita oltre quelle sbarre.
E oggi c'è quest'uomo, che conosco di vista, che fuma assorto e pensoso come tutti pensiamo, in fondo. Solo, né felice né triste, semplicemente assente.
Dunque gli altri pensano da fermi mentre io penso in movimento. Mi sono ricordata di quando anch'io sapevo star ferma in un luogo ad ascoltare i pensieri fluire, presente eppure lontanissima allo stesso tempo. Ed ora invece vortico come una trottola, senza sapermi fermare mai. Una farfalla che spiega le sue ali in volo, annusando i fiori, poggiandosi sugli steli d'erba e poi ripartendo verso altri fiori e altri steli. Convinta che nella brevità della sua vita, solo questo abbia senso.